29 settembre 2008
Il ciclista che sfidò la Tatcher
Pubblichiamo in esclusiva uno stralcio del fotoracconto che uscirà su Storie di sport e che narra le gesta dell'unico ciclista al mondo che riuscì a scalare il Monte delle Tre Croci nonostante pesasse 80 chili. L'articolo è stato affidato alla penna di punta del magazine, D.B., che però ha preteso di inserire un j'accuse contro la Tatcher, almeno due fabbriche di siderurgici gallesi licenziati e che un gregario assomigliasse a Robert Carlyle.
Può un uomo che pesa quasi ottanta chili ed è clamorosamente fuori forma riuscire a scalare il Monte delle Tre Croci? "Ovviamente no!", risponderebbe, nella sua boriosa freddezza, la Logica. Ma oggi pomeriggio un uomo che la gente chiama Paco ha divelto ogni precedente certezza, ha scardinato ogni dogma, ha polverizzato ogni vecchia convinzione. Quello che state per vedere, in esclusiva per il nostro magazine e per le telecamere di Lucignolo, è l'eccezionale fotoracconto della sua impresa. Questo è il Monte delle Tre Croci visto da Scandiano (dove si è sposato l'amico di Lara); non sembra proprio le Dolomiti ma arrivarci in cima in bici è molto duro lo stesso. Questo è un cavallo di Scandiano. Questa è l'erta iniziale della salita, che in totale misura 1900 metri. Questo è il tratto più duro, inizia dopo circa 700 metri. Questo è il fetuso cinquantenne che mi ha superato a doppia velocità sul penultimo rettilineo strappandomi anche l'ultimo brandello di orgoglio al quale ero rimasto abbarbicato. Questa è la pianura reggiana vista dalla cima (più o meno nel centro, persa in mezzo ad una foschia fatta al 60% di smog, al 30% di nebbia ed al 40% di sisso vaporizzato c'è anche Reggio). Questo è il campione in un intenso ritratto di Richard Avedon. Queste sono le tre croci che danno nome al monte ed alle quali Mosè si ispirò quando scrisse la Bibbia. Quello lì giù invece è un boschetto fatto con alberi che vengono piantati ogni volta che nasce un bimbo a Scandiano (un albero ogni bambino). Questo è un maggiolino mannaro, uno dei maggiori nemici del ciclista Paco insieme al dramma dei licenziamenti in Galles. Questo è il ritorno verso casa, tra i verdeggianti campi di zolle della pianura reggiana. L'immagine qui in alto non c'entra niente col post; è che inizialmente volevo scrivere qualcosa sulla morte di Paul Newman, forse l'ultima vera star del cinema insieme a Carlyle. Poi ho deciso che non ero in grado di scrivere niente di significativo, ma mi piaceva il disegnino e l'ho lasciato, anche perchè Paul mi era molto simpatico.
23 settembre 2008
Niente di nuovo
Cosa mi è successo in questo periodo? mi ha chiesto l'altro giorno una giornalista di "Donna&Mamma" (Rusconi editore) per la consueta rubrica quindicinale su di me. Non molto a dire il vero. Anzi, proprio pochetto. Ancor meno del solito? Mi sa di sì, le ho detto. In teatro per un po' non ci saranno turni. A casa sto provando a leggere Don Chisciotte ma è un po' ripetitivo, mi ricorda le avventure di Capitan Miki, simpatiche ma tutte più o meno uguali. Anche il piccolo mondo dei blog si sta un po' spegnendo e mi dispiace: Focaccina ha smesso, Belva anche, Cane ha cancellato tutto, Max e Lara sembrano aver perso un po' di voglia. Sto scrivendo dei piccoli comunicati stampa per delle cose locali ma non riesco mai a farli davvero bene e così li faccio molto semplici. Tra l'altro ci metto un sacco di tempo perchè ho word solo sul computer vecchio che è lentissimissimissimo. Domattina devo farne un altro, spero che venga un po' meglio. E poi forse curerò una piccola rassegna stampa. Da piccolo pensavo che avrei fatto il disegnatore di fumetti o il regista o lo scrittore o tutte queste cose insieme (oltre al campione di motocross, beninteso) ma pian piano mi son reso conto che il talento latitava in ogni campo. Sabato ho visto la serata finale del Reggio Film Festival (una manifestazione davvero carina) e mi è venuta voglia di provare a fare un corto anch'io, ma a parte che non so neanche come si prende in mano una videocamera mi sa che non riuscirò neanche a scrivere la sceneggiatura. Però magari ci proverò (in un indefinito futuro, ovviamente). Anche il mio sogno di fare il modello di intimo sta sfumando, a causa della mia dipendenza dai Chocos. Mamma mia, ho raggiunto i 79 chili, un po' troppi. Ormai ho la conformazione fisica di una lavatrice; l'altro giorno un camion della Indesit che passava davanti a casa mia ha cercato di caricarmi a forza perchè pensavano che gliene fosse caduta una dal rimorchio. Così. In bici è da un po' che non vado. In teatro la cosa che ho fatto ultimamente della quale vado più fiero è la raccolta differenziata della plastica; in pratica ho attaccato un foglio sopra un cestino, tutto il resto lo devono fare le donne delle pulizie. Tipico delle cose che faccio io. Adesso provo a guardare un po' del film Cous Cous in dvd ed a scrivere due mail. Poi basta direi.
18 settembre 2008
L'uomo che dominava le folle
Ieri sera c'è stata la prima serata della settima edizione del Reggio Film Festival, in Cavallerizza. Il RFF è una rassegna di cortometraggi che ha già conquistato una discreta fama nel mondo degli shortmakers e che è stato ideato da uno con cui facevo ginnastica al ginnasio (cosa che compare al primo posto nel suo curriculum). Nella prima serata, l'unica per la quale ero impegnato come maschera, hanno trasmesso parte del documentario su un progetto benefico dell'Inter ed una dozzina di corti. Io ho visto solo lo spezzone su Inter Future e due cortometraggi: il primo era uno "stopmotion" (come quello di Wallace&Gromit) realizzato con i Lego (invece che con la plastilina) e non era un granchè secondo me, il secondo invece era un corto australiano ("Playground") e mi è piaciuto molto. Però la serata non verrà ricordata per la bellezza dei filmati proiettati ma perchè per la prima volta io sono riuscito a fare partire un applauso: una signorina aveva appena finito di parlare e c'era un silenzio di tomba, allora io ho dato un colpetto con le mani e tutti hanno iniziato ad applaudire. Mi sono sentito un sacco togo e non ricordo bene ma credo di essermi anche pettinato con gli occhi chiusi.
Alla fine hanno vinto "Taxi" (Spa, concorso assoluto) e "Vietato fermarsi" (Ita, giuria popolare), ma forse quello che mi è piaciuto di più è stato "Ogni giorno", con Stefania Sandrelli e Carlo Delle Piane.
Reggio Film Festival, prima serata: Annalisa A, Giulia, Io.
Quarta ed ultima serata: Andrea, Annalisa A, Io (capomaschera le ultime due ore!), Riccardo A (primo turno insieme).
17 settembre 2008
Un ciclista: i suoi sogni, le sue paure
Per noi rudi piloti di bicicletta ogni giornata è un lungo cammino in mezzo alle insidie, ma del resto questa è la vita che abbiamo deciso di sposare e non ce ne lamentiamo. Ecco qui la classifica (mi piacciono le classifiche) dei pericoli più letali:
1) le donne sulle bici elettriche. Io non so bene come funzionino queste bici ma probabilmente sfruttano un certo principio di inerzia che si annulla ogni volta che freni, costringendoti a "ricaricare" la bici a forza di pedalate; perciò le donne sulle bici elettriche non frenano MAI.
2) le comari ucraine. Le comari ucraine si fermano a parlare a due a due in mezzo alla pista ciclabile ognuna con due borse della spesa, in modo tale che non rimangano più di venti centimetri per tutti gli altri. Potrebbero spostarsi da una parte e lasciare 40 o 60 cm di spazio, ma questo significherebbe far passare la gente, cosa contraria ai loro più intimi principi. L'evoluzione le ha private della capacità di percepire i suoni "ehm, scusi", "permesso" e "driin driin" e le ha dotate di corpi morbidoni che occupano ognuno il 45% della pista. Per tentare di ovviare al problema le ultime direttive della CEE hanno portato la larghezza standard delle piste ciclabili a due ucraine e mezzo, ma non è servito.
3) il terzo pericolo più insidioso sono i fagiani, che Darwin definì "gli animali più sturlapiop del mondo dopo i parmensi" (On the origin of species, pag. 445-46). Quando su un sentierino lungo il Crostolo ad un certo punto ti imbatti in un fagiano lui inizia a scappare proprio lungo il sentiero e allora tu rallenti per farlo andare via ma lui continua a corricchiare sul sentierino e quando si accorge che sei ancora alle sue spalle lancia un grazioso verso (sgnaaark!) e magari svolazza un po' ma atterra ancora sul sentierino, e devi stare dietro a distanza di sicurezza ad aspettare che finalmente capisca che per fuggire gli bastava andare un metro a destra o sinistra in mezzo alla macchia. Certi fagiani ci mettono anche due chilometri prima di capirlo, i parmensi di solito tre o quattro.
4) i proprietari di Suv maniaci sessuali.
5) i ragazzi che all'uscita da scuola vanno in mountain bike senza mani e anche se lo zaino li fa sbandare ogni tre metri devono continuare ad andare senza mani perchè tutto intorno potrebbe essere pieno di loro compagne di classe che li stanno guardando. Nei loro occhi c'è sempre un'ombra di disperata richiesta di scuse, come a dire: "ho 12 anni, non posso andare con le mani!". Quando una mamma su una bici elettrica accompagna a casa suo figlio su una mbk e ti capita di incontrarli l'unica speranza di salvezza è buttarsi giù dalla bici rotolando nel fossato come fa McGyver prima che l'auto esploda.
6) i vecchietti in bici sportiva che ti superano e prima ti incitano e poi dicono al loro amico lì di fianco "è la prima volta in vita mia che supero qualcuno"; ma quelli fanno male solo alla dignità, non al fisico.
7) i ladri di biciclette, ma quelli colpiscono solo i tontoloni, non è roba che mi riguarda.
8) le rotonde. Lo so che rendono il traffico più scorrevole e quindi un po' meno inquinante, ma a me piacevano di più i vecchi, rilassanti semafori: quando era rosso mi fermavo e quando era verde ripartivo, invece adesso sono sempre in apprensione perchè non so se la macchina si femerà, e se si ferma se mi lancerà degli improperi per averla fatta rallentare.
9) i camioncini spargiletame. Sbucano dal nulla e si innestano sulla tua strada sempre appena prima che arrivi tu e vanno sempre poco più piano di te, cosicchè è difficile superarli e se non vuoi fermarti del tutto devi inalare per centinaia di metri il loro scarico. Durante l'autopsia ad un vecchio ciclista professionista della Sanson ad esempio vennero ritrovati nei suoi polmoni sei litri di sisso; tutti pensarono ad un omicidio per avvelenamento finchè Grissom non scoprì durante una puntata di CSI Gavasseto che il ciclista si allenava tra Canali e la villa di Ferrarini, dove il rapporto sisso/ossigeno è di 2/1.
10) Il pericolo numero dieci sono i diesel, bleah.
14 settembre 2008
Toon of love
Questa volta non sapevo cosa scrivere (ma tò) e allora metto un'altra interessante classifica: ecco qua le mie coppie preferite dei cartoni. Ben sei su nove sono amori sfortunati.
1) Red e Vicky. Murnau definì "Red e Toby" il più bel film di tutti i tempi. Aveva ragione. La storia tra le due volpi è bella ma triste, perchè segna la fine del legame tra Red ed il segugio Toby.
2) Peter Pan e Wendy. Dei due mi piace soprattutto Wendy, così a modo e saggia. Alla fine si lasciano, proprio a causa delle loro opposte visioni della vita. E lei si porta via anche gli amici di Peter, i bambini perduti.
3) Gromit e Zucchina. Gromit è togo, c'è poco da dire. A differenza di Red, lui sacrifica il suo amore per la zucchina gigante all'amicizia per Wallace.
4) Pescepalla e Mdù. E' un film indipendente uscito ad inizio 2008; racconta la triste storia di un pesce in scarsa forma fisica che si invaghisce di una piccola cernia pugliese conosciuta in una rete. Il destino avverso alla fine li separa e lei ritorna nei mari del sud. I critici lo hanno definito più commovente del Dottor Zivago e più sensuale de L'impero dei sensi.
5) Pepè e la gattina. Pepè la puzzola è il mio personaggio Warner preferito, a pari merito con Daffy Duck. Il suo amore senza fortuna per la gatta nera è dodici volte più romantico di quello di un qualsiasi Lord Byron.
6) Bianca e Bernie. In realtà il mio personaggio preferito di quel film era la libellula Evinrude, in seconda posizione l'albatross. Però andavo matto anche per i due topini. Da piccolo avevo l'album, mi sembra; o forse solo i trasferelli. Tutto perduto.
7) Scrat e Ghianda. Anche questo sembra un amore impossibile. Ma Scrat non è uno che demorde.
8) Nemo e Dory. Non sono una coppia in quel senso ma fa lo stesso, sono molto simpatici. Alla fine lui torna dal suo babbo, ma lei conserverà vivido il suo ricordo nella propria memoria (cioè per sei secondi).
9) Beavis e Butthead. Anche loro sono una coppia sui generis, del resto non possono formare una coppia normale perchè non riescono mai a farlo con le tipe. Sono stupidi ma mi fanno sempre ridere; molto bravi anche Elio&C. a doppiarli. Su youtube ci sono sei o sette episodi in italiano.
10 settembre 2008
Lavori in corso
In questi giorni ci sono dei lavori di ristrutturazione al teatro Ariosto ed a noi maschere toccano le vigilanze pomeridiane nella piccola guardiola d'entrata. E' un po' noioso, poi in questi giorni sono un po' giù di morale (è dal 1986 che sono giù di morale, dev'essere una cosa transitoria) ed il tempo sembra scorrere più lentamente. Non c'è molto da fare là dentro e visto che anche a casa vivo davanti al computer non mi va di farlo anche in teatro. Ogni buona maschera però si affida durante le vigilanze, che sono i turni più temuti perchè sono i più lunghi e li si affronta da soli, ad un equipaggiamento base, un kit di sopravvivenza. Il mio è costituito da: due libri sufficentemente toghi (questi libri non vanno mai letti ma solo tenuti in bella evidenza per quando arrivano esemplari femmine di maschera, che per le maschere maschi sono gli esemplari di femmina più carini in assoluto, è scritto nel loro DNA); un computer per avere un aspetto professionale; una cartellina con i propri pocci da leggere quando non ci sono le maschere femmine; del cibo. [...]
Ricordo quali sono i tre teatri principali di Reggio, tanto per chiarezza. Il Valli è il più grande, accoglie 1200 spettatori su sei ordini di posti ed è del 1857. L'Ariosto contiene 800 spettatori su quattro ordini di posti; la versione originaria è del 1740 ma venne ricostruito nel 1878. La Cavallerizza ospita più o meno 400 spettatori su gradinate mobili, fino a prima della seconda guerra mondiale era un maneggio per i cavalli dell'esercito ed è il mio preferito. Tutti e tre i teatri si affacciano sulla piazza più grande di Reggio e perciò distano non più di 200 mt l'uno dall'altro.
6 settembre 2008
Il lamento della boa e altre storie
Ogni tanto capita qualcosa che mi fa ripiombare giù. Pensavo di essere un pochetto migliorato in questi ultimi due anni, di aver almeno lasciato alle spalle la situazione precedente, di aver salito uno o due gradini verso una dimensione passabilmente normale, ma mi accorgo che non è così. C'è una piccola boa che ogni tanto mi illude di essere cambiato, di essere cresciuto e migliorato, ma questa sensazione vale solo vicino a lei o nel piccolo cerchio d'acqua attorno ad essa. Se mi allontano appena un po', mi rendo conto di trovarmi ancora allo stesso punto di cinque o dieci o quindici anni fa. E mi sa che non c'è niente da fare. Va bè.
RadioDue - Finalmente sono riuscito ad ascoltare lo sceneggiato radiofonico scritto da una ragazza che era mia compagna di banco al liceo (prima non avevo il programma adatto per aprire i vari file audio, Real Player). Lo sceneggiato si chiama "Cronache di Malora" ed è fatto sotto forma di interviste, perse e poi ricostruite, realizzate negli anni '90 da una giovane cronista ad alcuni abitanti di Malora, una città neanche tanto immaginaria dalla cui nebbia tutti cercano vanamente di scappare. Sono cinque puntate di 14'. A me sono piaciute soprattutto la prima (intervista allo scrittore Pierone) e la quarta (il geometra morto che porta a spasso il cane Billo). C'è ne è anche una con Natalino Balasso (il giocattolaio Tristo), se vi va di ascoltarla. La voce della mia amica è quella dell'introduzione alle varie interviste. E' stata una bella sorpresa per me; insomma, sapevo che è brava, però le storie sono davvero graziose ed originali e sono sicuro che sono piaciute agli ascoltatori. Vi consiglio di provarne a sentire almeno una. Sono storie particolari, mi ricordano un pochino certi racconti di Guareschi o di Zavattini o di Benni o di Bennati o di Guccini. Forse la nebbia porta gli scrittori emiliani a concentrarsi sulle figure umane, ben delineate su quello sfondo grigio ed uniforme, ed a produrre storie brevi, come il tempo che ci mette la lattea coltre a reinghiottire quelle figure. Chissà.
Cruciverba - Ho fatto un altro cruciverba, il quarto. Questo era basato (più o meno) sul rugby. L'ho scritto su un forum e speravo ottenesse più successo, a dire la verità. Eccolo: qua. Adesso però basta cruciverba perchè sto diventando monotono. Una cosa che ogni tanto mi capita di chiedermi è se le parole crociate esistono in tutti i paesi (in Inghilterra e negli Stati Uniti sì perchè l'ho visto nei telefilm, altrove non lo so) e in quale lingua sono più facili ed in quale più difficili, sia da risolvere sia da costruire. Potrebbe essere un buon argomento di conversazione la prossima volta che esco con una ragazza.
5 settembre 2008
Der kleine Pils
Ho fatto un corso base di tedesco; è stato molto grazioso anche se naturalmente io sono stato sotto molti punti di vista un disastro. E ieri sera, all'uscita di fine lezioni, ho anche bevuto la mia prima birra, una Pils piccola. Questo qui sotto è un po' il resoconto del corso.
Ich habe ein deutsch Kurs gefolgt, bei "LinguaPoint" hier in Reggio Emilia. Es ist sehr schon gewesen. Es gab elf Lektion: zehn von neunzig Minuten und eins, die schliess, von hundert Minuten. Zusammen macht es ein tausend Minuten. Es kostet 150 Euro: es ist billig, ich denke. Unser Lehrer heisst Christine: sie ist siebenundvierzig jahre alt und sehr sympatisch. Sie kommt aus Frankfurt und sie wohnt hier in Italie von 1985 zirka. Wann machte ich eine Ubung richtig, immer sagte sie: "gut" ober "genau!". Unser Kurs war nicht grosse: nur 1000 Minuten, wie ich geschrieben habe, und wir waren nur drei Schuler und drei Schulerin. Meine klasskamerade waren Annalisa, Chiara, Daniele, Massimo und Syu. Die Freulein von Rekeption auch war meine alte Freundin, weil wir in Theater zusammen arbeiteten: ihr Vorname ist Silvia. Am Ende von Kurs wir sind zur BierHaus "Genius" gefharen; ich habe meine erste bier getrinkt (eine kleine Pils 4,9%) und eine piadina gegessen. Jetzt mochte ich Mozarts "Die Zuberflote" lesen, aber es ist noch sehr schwierig und das tut mir leid.
1 settembre 2008
Memorie di un vecchio lettore brontolone
Mentre sfuggiva al MI-5, mister Billingham è riuscito a passarmi l'indirizzo di un sito dove si può riprodurre virtualmente la propria biblioteca (solo i titoli) e discuterne con gli altri lettori (anche se io non ho intenzione di farlo perchè non sono bravo a parlare di libri): la mia libreria virtuale è questa e per ora contiene solo cinque titoli: www.anobii.com/marcob. (Billie che è notoriamente sborone ne ha già inseriti 136; la Robbby 55).
Non so perchè ma ormai da molto tempo faccio fatica ad appassionarmi ai libri, credo sia dal periodo in cui ho scoperto Fenoglio (dodici anni fa, più o meno) che non riesco più a leggerne con piacere uno da cima a fondo. Finisco sempre per trovare qualcosa che non va in quel che sto leggendo e non di rado lo abbandono. In genere i miei dubbi non riguardano la semantica o lo stile ma, più semplicemente, la simpatia dell'autore o dei personaggi. Innumerevoli sono le storie che ho abbandonato o meditato di abbandonare perchè qualcuno "mi era antipatico". Anche il libro che sto leggendo non è sfuggito alla mia brontolaggine: "L'eleganza del riccio" è ben scritto ed arguto ma le due protagoniste mi appaiono insopportabili, però ho semipromesso a mia madre che l'avrei terminato. Anche "Siddharta" che avevo letto ad inizio estate non mi era piaciuto perchè mi era antipatico lui. Il record era stato per un libro francese o spagnolo (non ricordo), chiamato "L'ombra del vento": l'ho lasciato dopo aver letto il titolo del primo paragrafo -"Il Cimitero dei Libri Dimenticati"- ed il primo capoverso. Ed avrei altre decine di esempi.
Anche sui forum internet mi è capitato più di una volta di litigare perchè trovavo insopportabile quel che qualcuno aveva scritto. Nella vita reale non mi succede così; è vero che non parlo quasi con nessuno, però in genere le persone non mi sono antipatiche. Forse perchè nella vita reale si riescono a relativizzare i difetti delle persone, a stemperarli con i loro pregi ed a capire che in fondo le loro mancanze non sono così importanti e che comunque possiamo opporci ad esse. Nella pagina stampata invece non possiamo intervenire, essa è lì immutabile. Se un personaggio dice una cosa che a noi appare antipatica dobbiamo tollerarla e, peggio ancora, accettare che il personaggio figuri come eroe perchè all'autore ed agli altri lettori quella cosa che a noi suona antipatica appare invece una fenomenale dragata. E così se per la ventesima volta la portinaia Michel si autoloda per la propria sensibilità e la propria passione per le nature morte fiamminghe del XVIII secolo contrapponendosi alla cafoneria e rozzezza di tutti gli altri (che sono ovviamente ricchi, tanto per stare alla larga dai luoghi comuni), si deve accettarlo e non si può neanche smettere di leggere il libro perchè lo si è promesso alla propria mamma.
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