25 giugno 2010

Piccoli fuochi


In questi giorni ho fatto un piccolo corso da pompiere nella caserma della Canalina. Era la seconda volta che ci andavo; la prima volta, all'inizio delle elementari, ci avevano fatto vedere i vigili che salivano con le autoscale sulla torre in fiamme. Il corso era diviso in una parte teorica ed in una pratica. Non c'era neppure l'esame, quindi come mio solito ho cercato di mettermi in mostra quando il docente faceva delle domande alla classe. Ecco quelle alle quali ho risposto per primo: "se entriamo in una stanza dove dobbiamo spegnere un incendio ma non vediamo la sorgente delle fiamme a causa del fumo ed aprendo la finestra rischiamo di alimentare il fuoco, cosa facciamo?" e io ho detto "chiudiamo la porta ed apriamo le finestre!"; l'istruttore stava per dire "bene" ma proprio in quell'istante la Slovacchia ha segnato il terzo gol e grida di dolore provenienti dalla saletta tv hanno fatto dimenticare il mio intervento. Poi ho risposto giusto a questa: "perchè in un edificio troviamo gli estintori numerati in via regressiva, tipo dal 20 all'1, invece che progressiva, dall'1 al 20?" e io ho detto "così sappiamo già quanti ce ne sono". Oggi alle prove pratiche sono stato ancora più toghissimo: quando ho spento l'incendio con l'estintore a CO2 il viglie che mi guidava mi ha detto "bravo, bello spegnimento", però non so se lo ha detto a tutti. E quando ho srotolato la manichetta (è un tubo per l'acqua arrotolato come una liquerizia haribo) l'altro vigile mi ha detto "ottimo srotolamento!" e quando l'ho riarrotolata la Simona mi ha detto "come l'hai fatta bene!". Perciò almeno per oggi sono abbastanza orgoglioso di me.

15 giugno 2010

I tre giorni del Condor


Uno dei film che guardo sempre volentieri è "I tre giorni del Condor", diretto da Sidney Pollack e recitato da Robert Redford e Faye Dunaway. Quando ero piccolo Faye Dunaway mi era antipatica, ma invece è molto brava e molto carina. "I tre giorni del Condor", tratto dal libro "I sei giorni del Condor", è uno di quei film degli anni '70 dove compariva un'America più riflessiva, più europea e forse per noi più comprensibile. La storia tra l'agente della CIA Robert Redford e la fotografa Faye Dunaway è una delle mie preferite non solo tra quelle ambientate a New York (dietro ad Harry e Sally e davanti a King Kong e Jessica Lange ed a tante altre che adesso non mi vengono in mente) ma anche in assoluto tra quelle cinematografiche. Il mio eroe nel film da piccolo era Redford, però a rivederlo adesso forse appare appena un pochino eccessivo nella parte dell'uomo onesto e responsabile e forse la più brava risulta proprio la Dunaway. Qui potete rivedere tutto il film, a segmenti: www.youtube.com/watch?v=BlvUlqHY72Q

5 giugno 2010

Addio o miei polpacci


Quando vado in bici mi piace fare dei tratti camminando, anche perchè ormai a pedalare vado sempre più piano. Hanno fatto delle piste ciclabili molto belle; dopo aver costruito una bretella stradale in mezzo ai campi verso le colline, hanno tracciato ai lati due sentieri per ciclisti e pedoni. Un po' perchè le conoscono ancora in pochi e un po' perchè non portano da nessuna parte, quelle piste sono quasi sempre deserte. Oggi ho camminato per cinque chilometri senza incontrare nessuno.
Questo è l'inizio del sentiero, in lontananza si vede il primo dei tre ponticelli che lo scavalcano. Tra il sentiero e la strada asfaltata c'è una barriera di terra che permette di sentirsi isolati; è bello ascoltare passare le macchine a tre metri di distanza e vedere dei cartelli stradali che sembrano sospesi nel nulla; è un po' l'effetto che si prova in autogrill. Questo è uno dei tanti campi di grano che si incontrano. Questo è un cippo votivo dedicato ad Andrea Pazienza (così ho deciso), un disegnatore di fumetti. Questo è il secondo cavalcavia. E' bello anche passarci sotto: dopo tanto sole scottante ci si immerge per dieci metri nell'ombra. Poi è anche piacevole bere a queste fontanelle improvvisate, utilizzate penso dagli stradini (sapete cosa dice una cartomante ad un giovane che poi finirà a lavorare all'Anas? "Lei farà molta strada!"). Un secondo dopo aver fatto questa foto ho fatto un passo avanti per andare a bere e mi sono sentito cadere qualcosa dall'alto sulla spalla. Era una biscia! E' caduta dal ponte che si trova proprio lì sopra. Ho avuto paura per i successivi centotrentuno minuti. Questi sono dei fiori sulla barriera di terra. E questi sono i miei calzini neri da ciclista; all'altezza di Puianello ho incrociato Christian Dior e lui quando li ha visti è svenuto con la faccia sull'asfalto per il disgusto. Questa è la montagnola di Albinea, sacra agli aborigeni; loro credevano che essa avesse poteri magici e conferivano il titolo di "grande sborone" (una sorta di semidio) a chiunque impiegasse meno di 5'13" ad arrivare in cima.