29 giugno 2007

Convegno


Ieri e oggi alla Cavallerizza c'è stato il convegno "Donne migranti e pari opportunità". In scaletta quattro personalità: Montalcini, Frattini, Pollastrini e Serafini. Io ho ascoltato la Montalcini e Frattini. Congresso interessante, ma non si capisce mai bene se questo genere di eventi ha davvero efficacia. Una, marginale, l'ha certo avuta: per l'occasione hanno addobbato con piante in vaso (siepi ed alberelli) la piazzettina ed il vialetto della Cavallerizza. Spero possa rivelarsi una cosa definitiva perché così sarebbe un angolino molto carino della città. Altre maschere: Annalisa A, Nicola.

28 giugno 2007

Mele, cani e torte (per tacer del gatto)


Visto che volevo mantenere la mia cadenza semisettimanale di post e che però non avevo nulla di interessante da dire ho deciso di fare un miscuglio (o un pout-pourri, come direbbero i legionari di Fort Crock) di alcuni argomentini diversi. Più precisamente, di tre cose che mi sono piaciute in questi giorni: un film, un libro, una torta. Il film si chiama "Le mele di Adamo", è danese e davvero carino: una storiella semplice (come quella dell'altro film danese "Italiano per principianti") ma ben recitata, accattivante e -nel suo piccolo- epica; il mio personaggio preferito è il prete Ivan. Il libro è "Tre uomini in barca (per tacer del cane)", di J.K.Jerome: leggero, intelligente e divertente, è reso immortale dalla presenza del fox-terrier Montmorency (stessa razza di Milou ed Idefix). I miei episodi preferiti: Montmorency e il gatto nero e La suicida di Goring. La torta invece è la torta "Giorno e Notte", così chiamata perché per metà nera-cacao e per metà gialla-uovo. Essa è buonissima. Secondo recenti rinvenimenti archeologici fu proprio una torta giorno e notte a scatenare la guerra di Troia ed esami ai raggi X avrebbero dimostrato che nella prima versione del quadro di Botticelli era una tortona giorno e notte ad emergere dalle acque di Cipro e non Venere, che fu poi messa a mo' di pezza per non incorrere nelle ire papali. Questo solo per dire come nel corso dei secoli la bontà arcangelica della Giorno&Notte abbia risvegliato le più brutali passioni che albergano nell'animo umano. Comunque una torta compare anche nel film danese (di mele, ovviamente) e nel libro di Montmorency (c'è n'è una al rabarbaro), perciò insomma questo post alla fin fine ha una sua coerenza.
Le mele di Adamo: di Anders Thomas Jensen, 2005, DVD su internet € 9
Tre uomini in barca (per tacer del cane): di Jerome Klapka Jerome, 1889, BUR, € 6.80
Torta giorno e notte: di mia mamma, ricetta supersegretissima, senza prezzo

24 giugno 2007

Viaggio nell'etimologia


Questa settimana il nostro viaggio nell'etimologia toccherà sette nuove parole: nessio, strulapioppo, scantanaddero, imbambesen, coiossi, micca e bambasone.
Nessio - Vuol dire "semo" o qualcosa del genere. "T'è propria un nèsi!", "sei proprio un nessio!". Forse deriva semplicmente dal latino "ne scio", "non so", e perciò vuol dire ignorante, ma non lo so di sicuro, quindi paradossalmente se ho ragione sono un nessio.
Sturlapioppo - Si dice di persone non particolarmente sveglie ed argute. "Mo che sturlapiop!", "ma che tontolone!". L'etimologia è abbastanza chiara ed evoca l'immagine di una persona talmente lenta di riflessi da dare una testata contro un pioppo. Ora che ci penso anche l'etimologia di "sturlarsi" mi è ignota, ma magari ne parleremo nella prossima puntata.
Scantanaddero - Questa è di più difficile esegesi. Fare lo "scantanader" vuol dire "fare lo gnorri", "fare l'indiano", però visto che i nader sono le anatre e "scanter" significa "svegliare", "far dare una mossa", non si capisce bene il nesso tra uno che fa l'indiano ed uno che spaventa le anatre. Forse magari "scanter" qui significa "girare il cantone" e quindi magari l'immagine ispirata dal vocabolo è quella di un'anatra che con nonchalanche mentre la chiamano per metterla in padella gira l'angolo e sparisce alla vista. Chissà?! (nella foto: un'anatra fa la scantanader e fugge con i suoi piccoli che fanno gli scantanader ed invece di nuotare si fanno trasportare)
Imbambesen - Una specie di sciarada: imbambii+esen, cioé rimbambito ed asino. Un insulto semplice semplice ma sempre di effetto.
Coiossi - Questo è misteriosissimo. Coiossi è un'esclamazione che vuol dire qualcosa come "eh, va bè, che scoperta!". Tipo uno dice "a me piacerebbe lavorare di meno e prendere lo stesso stipendio" e l'altro risponde "coiossi!", come a dire "per forza! A chi non piacerebbe, sturlapiop d'un cartein d'un imbambesen?". Da cosa derivi questo vocabolo però è davvero un enigma. Sicuramente comunque nel 32018 degli archeologi ritroveranno questa parola incisa in un frontone dell'Acropoli di Roncocesi e i glottologi ne attribuiranno con sicumera l'etimo alla radice sanscrita "koi" ed alla desinenza sumera "ooss" od "oosc", per un significato complessivo di "cervo di fiume che inala il tabarro". I glottologi son fatti così, è anche inutile prendersela.
Micca - Anche questo è misterioso, vieppiù perché è stato adottato in forma semi-ufficiale pure dalla lingua italiana, per lo meno nella forma con una sola C. "Non sono mica stato io!". Mi pare che in latino ci fosse un rafforzativo della negazione che era qualcosa tipo "mihi", ma non ne sono micca sicuro. Se così fosse comunque deriverebbe con ogni probabilità da quello.
Bambasone - "Bambasoun" ha anche una versione italiana -"bambacione"- ed indica credo una persona adulta con carattere immaturo e cervello un po' lento. Una specie di via di mezzo tra "sturlapiop" ed "imbambesen".

21 giugno 2007

Buona estate!



Buona estate a tutti!

18 giugno 2007

Cime tempestose


Molto bello davvero. L'avevo preso tanti anni fa (il prezzo in fondo al libro è ancora sia in lire sia in euro) ma non l'avevo mai letto. E' un'opera strana, che pare emanare influenze perniciose; sembra quasi di vedere sgorgare dall'erica che ricopre la brughiera fumi insani e corrosivi, nebbie acri che penetrano nell'animo di chiunque vi si arrischi. La dimora che fa da centro a tutto il racconto, "La tempestosa", è un buco nero che attrae con forza centripeta tutte le persone che transitano nelle vicinanze, corrompendole o -quando non è in grado di farlo- rendendole disperatamente infelici. Ma in tutti i personaggi (beh, tranne i servi che vengono sempre considerati spiriti di categoria inferiore) rimane pur sempre una brace di assoluto, un sentimento di grandezza nascosto sotto la malvagità o la rassegnazione. Anche il modo in cui è raccontata la storia è originale e forse deriva dall'abitudine di Emily Bronte di giocare a creare con le sorelle una realtà parallela divertendosi a narrare le storie di un mondo immaginario popolato dai loro pupazzetti. Il gusto del racconto doveva essere forte in lei, che in questo romanzo (il suo unico, scritto poco prima di morire trentenne) costruisce una matrioska narrativa dove una vicenda esterna -quella di Lockwood, quasi ininfluente e posticcia- ne contiene tante altre che si dispiegano in una serie di racconti irregolarmente concentrici. La complessità della struttura narrante, il sapore acre e quasi folle che promana da molte pagine ed anche il ricorrere di nomi simili in personaggi appartenenti a momenti diversi della storia (le due Catherine con tutti i loro cognomi cangianti, Linton cognome padre e Linton nome figlio...) rendono a volte difficoltosa la lettura ma anche questo forse contribuisce alla sensazione di inquinata purezza e di disperata speranza che si prova alla fine del libro, tanto per copiare gli ossimori ("nequitoso e virginale, violento e purissimo") che compaiono nella quarta di copertina. Il mio personaggio preferito è Edgar Linton. E questa è la lista di parole nuove che ho imparato in questi ultimi giorni leggendo i libri o su internet:
Querimonia - Sinonimo di lamento, lagna. Da Cime Tempestose.
Tandem - Mi sono sempre chiesto cosa significasse. Pare che gli studenti londinesi di fine '800 battezzassero con questo avverbio latino che vuol dire "finalmente" le lunghe carrozze trainate da più coppie di cavalli, forse perché ci mettevano così tanto a passare che alla fin uno esclamava "tandem!". Per analogia il nome è passato alle più lunghe tra le biciclette. L'ho imparato in chat, da Cane.
Borborigmi - E' il nome dei brontolii che fa la pancia quando ha fame. Con ogni evidenza è onomatopeico. Lo si può usare anche figuratamente, per designare elucubrazioni che sorgono spontanee e che hanno poco costrutto. Dal libro "Caos calmo", di S.Veronesi (bello!)
Diancine - Ha un significato simile a 'diamine'. Lo dice Heathcliff in Cime tempestose: "che diancine!". Un improperio di rara virilità.
Stambugio - E' una specie di fusione tra 'stamberga' e 'rifugio'. Un piccolo nascondiglio mal arredato. Ancora da Cime Tempestose, ci vive Joseph.
Saracinesche - Si chiamano così perché le hanno inventate i saraceni. Considerato che le finestre in legno che oscurano le finestre in vetro si chiamano "persiane" viene da chiedersi come solevano ripararsi dal sole gli europei prima di adottare queste cose arabe. Dalla chat.
Casuario - E' un uccello piuttosto brutto, con l'aspetto del tacchino e la grandezza dello struzzo. Da Caos calmo.
Padule - Lo stesso di 'palude', però al maschile. Il padule. Cime.
Gemebondo - Piagnucoloso, querimonioso. Da Cime tempestose.
Nequitoso - Portatore di nequizia, cioé di malvagità. Sempre dal libro della Bronte.

15 giugno 2007

Conferenza CCR


Stamattina all'Ariosto congresso dei CCR, i consigli comunali dei ragazzi. Presenti delegazioni da diverse città italiane, il sindaco di Reggio e Dario Fo. Tutto piuttosto tranquillo. A metà mattina era prevista una merenda per i ragazzi ai giardini e con un gioco d'abilità che i due maghi di The Prestige se lo scordano una scatola di lattini Milko si è smaterializzata nel parco e si è rimaterializzata sulle nostre scale. Ne abbiamo preso tutti uno o due. Dario Fo ha raccolto una marea di ovazioni e non è stato antipatico come speravo, ma avrà certamente molte occasioni per rifarsi. Le altre maschere erano: Alexia, Annalisa A, Corrado, Giovanni, Nicola e Simona. Ora l'Ariosto va in vacanza per qualche mese.

14 giugno 2007

Il testimone


Domenica devo fare il testimone alle nozze di mio fratello. Non che mi vada molto, sono poco tagliato per quel genere di cerimonie pubbliche. Diciamo che se Darwin mi avese conosciuto non avrebbe mai pronunciato quella frase sull'uomo animale sociale ma avrebbe invece usato termini più sfumati tipo "sordido eremita disadattato" ed avrebbe probabilmente dato il mio nome (pacus pacus) all'unica iguana delle Galapagos che non partecipava mai ai raduni del sito delle altre iguane. Ho già fatto solo altri due matrimoni e non è andata granché bene, in più questa volta sarò anche al centro dell'attenzione (bè, così suona appena un po' egocentrico: diciamo vicino al centro del'attenzione) perciò non potrò sgattaiolare via a metà pranzo. Sarà un duro weekend insomma. L'unica cosa toga è che potrò identificarmi con uno dei miei film preferiti che si chiama appunto "Il testimone", quello con H.Ford e K.McGillis; spero tanto anzi che qualche bullo di Pescara mi fermi mentre mi reco in chiesa in calesse e mi butti per terra il cappello di paglia, così lo posso picchiare con fare duro ma sexy.

12 giugno 2007

It's over


Ok, la stagione dei teatri è proprio finita. Venerdì mattina ci sarà ancora un convegno ma sarà un po' come l'ultima tappa del Giro d'Italia, una passarella protocollare dopo le ultime massacranti montagne, che in questa mia metafora sarebbero poi i saggi di danza appena conclusi. Ieri sera l'Alexia -carina as always- ha portato per festeggiare una bottiglia di vino di suo cognato. Ne ho bevuto anch'io a garganella, tipo 5 o 6 ml. E' stata una stagione di stravizi: due mesetti fa avevo per la prima volta dopo tanti anni bevuto anche del caffè, quando alla macchinetta della Cavallerizza mi ero sbagliato a schiacciare il pulsantino e avevo selezionato caffè (al cioccolato) al posto del cioccolato. Qui a fianco c'è la striscia di saluto pseudo-peanutseana, così la può leggere anche Simona (ora ho tre lettori! il mio pubblico è aumentato di colpo del 50%) che non riesce ad aprire i file .jpg nella posta. Beh, niente. Il titolino di questo post è una citazione da un verso di una canzone degli Streets, che a me piacciono molto.

8 giugno 2007

La casa dalle finestre che non ridono


Qui a Reggio subito fuori dalle mura del centro storico sorgono a decine delle villette dallo stile particolare, che mi hanno sempre incuriosito ed affascinato ma delle quali non avevo mai capito la natura e l'età. Ora ho scoperto (credits to: Rita) che risalgono ai primissimi decenni del secolo scorso, che lo sitle è quello Liberty e sono in gran parte dovute ad un unico architetto, Guido Tirelli. Le villette sono davvero molto carine, anche se a volte un po' inquietanti. Hanno giardini ridotti ma pieni di piante di basso ed alto fusto, che incombono sulle case riempiendole d'ombra, di mistero ed appunto di una specie di inquietudine. A me ricordano un po' le atmosfere dei film di Pupi Avati, in particolare quelle del villino de "La casa dalle finestre che ridono", che come tutti sanno è il film che mi ha fatto più paura in assoluto in tutta la mia vita. Comunque ogni tanto passando di fianco ad una di queste ville abbandonata (la maggior parte sono abitate, anche se è difficilissimo scorgervi attività umana) mi vien voglia di acquistarla. Ho calcolato che mi basteranno non più di altri 8600 turni da maschera per pagare la caparra. Ah, tra l'altro Tirelli ha progettato anche la ristrutturazione del Teatro Ariosto del 1927, anche se non so bene che significato abbia questa coincidenza.

6 giugno 2007

Il computer della prima guerra mondiale


Il mio vecchio pc sta per tirare le cuoia*, ogni giorno che passa diventa più lento. Ormai per avviarsi la mattina ci mette dieci minuti, per aprire un foglio excel ce ne mette due, per un pdf ne impiega 3 o 4, per aprire messenger addirittura nove (dato calcolato cronometro alla mano). Lavorarci è una agonia biblica e se non l'ho ancora cambiato è solo per il profondo affetto che nutro per lui oltre naturalmente che per la fiacca di trasferire tutti i file pornografici sul nuovo pc.

*) l'espressione "tirare le cuoia" credo derivi dal comportamento di certi animali che al momento di spirare letteralmente "stirano" gli arti (come noi quando abbiamo sonno: forse anche loro prima del Grande Sonno si fanno una bella stiratona). Quando ero obiettore alla LIPU il primo uccellino che curai mi morì in mano dopo che gli avevo dato da bere (evidentemente troppo) e mentre lo fece stirò all'inverosimile le zampette, ferendo a morte la mia autostima. Stupido rondone egoista.

2 giugno 2007

La stagione dei saggi

A fine estate i tassi escono dalle tane, i cormorani migrano verso l'Asia ed all'Ariosto arrivano i saggi di danza. Ogni maschera attende terrorizzata questo periodo dell'anno ma in realtà l'esordio di ieri sera è stato piuttosto soft: teatro pieno solo per due terzi, pochi bimbi che correvano per le scale, temperatura accettabile grazie alla pioggia. Da oggi e per un'altra decina di giorni comunque ci sarà in pratica un saggio al giorno e quindi è ancora presto per proclami ottimistici. Infatti alla quinta serata Rita ha trovato su un muro la mistriosa scritta in caratteri runici "merda", vergata con lettere alte dieci centimetri. Annalisa, comprensiva, ha detto che se trova il bambino che l'ha fatto gli tronca le mani. Altre maschere prima serata: Alexia (che poi però è andata a casa perché eravamo uno in più), Annalisa A, Annalisa N, Corrado, Cristina, Giovanni, Rita, Simona. Io ero in: secondo ordine. Altre maschere seconda serata: Annalisa A, Annalisa N, Corrado, Cristina, Giovanni, Riccardo, Roberto. Io ero in: secondo ordine. Terza sera, terzo e primo ordine destro: Annalisa A, Corrado, Cristina, Giovanni, Riccardo, Rita, Roberto. Quarta serata (terzo): Alexia, Annalisa A, Annalisa N, Corrado, Cristina, Giovanni, Nicola. Quinta serata (primo): Alexia, Annalisa A, Corrado, Cristina, Riccardo, Rita, Simona. Sesta serata (biglietti): Annalisa A, Corrado, Cristina, Giovanni, Nicola, Rita, Roberto. Settima serata: Alexia, Annalisa A, Annalisa N, Giovanni, Riccardo, Rita, Simona. Nona serata (nell'ottava non c'ero. Platea): Alexia, Annalisa A, Nicola, Riccardo, Rita, Roberto, Simona. Ultima serata (terzo): Alexia, Annalisa A, Corrado, Cristina, Giovanni, Nicola, Simona.