18 giugno 2007

Cime tempestose


Molto bello davvero. L'avevo preso tanti anni fa (il prezzo in fondo al libro è ancora sia in lire sia in euro) ma non l'avevo mai letto. E' un'opera strana, che pare emanare influenze perniciose; sembra quasi di vedere sgorgare dall'erica che ricopre la brughiera fumi insani e corrosivi, nebbie acri che penetrano nell'animo di chiunque vi si arrischi. La dimora che fa da centro a tutto il racconto, "La tempestosa", è un buco nero che attrae con forza centripeta tutte le persone che transitano nelle vicinanze, corrompendole o -quando non è in grado di farlo- rendendole disperatamente infelici. Ma in tutti i personaggi (beh, tranne i servi che vengono sempre considerati spiriti di categoria inferiore) rimane pur sempre una brace di assoluto, un sentimento di grandezza nascosto sotto la malvagità o la rassegnazione. Anche il modo in cui è raccontata la storia è originale e forse deriva dall'abitudine di Emily Bronte di giocare a creare con le sorelle una realtà parallela divertendosi a narrare le storie di un mondo immaginario popolato dai loro pupazzetti. Il gusto del racconto doveva essere forte in lei, che in questo romanzo (il suo unico, scritto poco prima di morire trentenne) costruisce una matrioska narrativa dove una vicenda esterna -quella di Lockwood, quasi ininfluente e posticcia- ne contiene tante altre che si dispiegano in una serie di racconti irregolarmente concentrici. La complessità della struttura narrante, il sapore acre e quasi folle che promana da molte pagine ed anche il ricorrere di nomi simili in personaggi appartenenti a momenti diversi della storia (le due Catherine con tutti i loro cognomi cangianti, Linton cognome padre e Linton nome figlio...) rendono a volte difficoltosa la lettura ma anche questo forse contribuisce alla sensazione di inquinata purezza e di disperata speranza che si prova alla fine del libro, tanto per copiare gli ossimori ("nequitoso e virginale, violento e purissimo") che compaiono nella quarta di copertina. Il mio personaggio preferito è Edgar Linton. E questa è la lista di parole nuove che ho imparato in questi ultimi giorni leggendo i libri o su internet:
Querimonia - Sinonimo di lamento, lagna. Da Cime Tempestose.
Tandem - Mi sono sempre chiesto cosa significasse. Pare che gli studenti londinesi di fine '800 battezzassero con questo avverbio latino che vuol dire "finalmente" le lunghe carrozze trainate da più coppie di cavalli, forse perché ci mettevano così tanto a passare che alla fin uno esclamava "tandem!". Per analogia il nome è passato alle più lunghe tra le biciclette. L'ho imparato in chat, da Cane.
Borborigmi - E' il nome dei brontolii che fa la pancia quando ha fame. Con ogni evidenza è onomatopeico. Lo si può usare anche figuratamente, per designare elucubrazioni che sorgono spontanee e che hanno poco costrutto. Dal libro "Caos calmo", di S.Veronesi (bello!)
Diancine - Ha un significato simile a 'diamine'. Lo dice Heathcliff in Cime tempestose: "che diancine!". Un improperio di rara virilità.
Stambugio - E' una specie di fusione tra 'stamberga' e 'rifugio'. Un piccolo nascondiglio mal arredato. Ancora da Cime Tempestose, ci vive Joseph.
Saracinesche - Si chiamano così perché le hanno inventate i saraceni. Considerato che le finestre in legno che oscurano le finestre in vetro si chiamano "persiane" viene da chiedersi come solevano ripararsi dal sole gli europei prima di adottare queste cose arabe. Dalla chat.
Casuario - E' un uccello piuttosto brutto, con l'aspetto del tacchino e la grandezza dello struzzo. Da Caos calmo.
Padule - Lo stesso di 'palude', però al maschile. Il padule. Cime.
Gemebondo - Piagnucoloso, querimonioso. Da Cime tempestose.
Nequitoso - Portatore di nequizia, cioé di malvagità. Sempre dal libro della Bronte.

3 commenti:

Billie MacGowan ha detto...

pare che i romani, stupiti dalle biciclette lunghe esclamassero "Ustia che tandem", presto abbreviato in "Usque Tandem!"

Anonimo ha detto...

:D
(questo ragazzo sta diventando più sborone di me)

Billie MacGowan ha detto...

tu sei un buon maestro, perto.