2 maggio 2024

"Cronistoria dei Teatri Reggiani", di Eugenio Rossi. Postilla all'inizio del secondo volume: la diatriba tra Rossi e il figlio di Enrico Curti




       [anche questo stralcio è tratto dal manoscritto di Rossi conservato dalla Biblioteca Panizzi e leggibile integralmente on line; in particolare questo post riproduce le prime pagine del secondo volume del manoscritto, prologo all'inizio della cronologia degli spettacoli]


 PARTE II.

    SPETTACOLI TEATRALI

 

(1801-1900)

__ _ __

 

 

[II]

 

STORIA POSTUMA

 

 

[III]

 

STORIA POSTUMA

 

            Appena terminata questa mia Cronistoria, apparve nell'Italia Centrale del 20 Dicembre 1901 n° 350 un articolo che annunciava il mio lavoro come ultimato e che si sperava di prossima pubblicazione - l'articolo portava per firma un semplice E.

            Il giorno dopo nello stesso giornale apparve la seguente lettera:

                                               "Reggio Emilia, 20 Dicembre 1901.

                                   "Egregio Signor Direttore,

            "Leggo nel numero odierno del suo pregiato giornale l'annuncio di una Cronistoria dei Teatri di Reggio di prossima pubblicazione compilata da un tale Sig. E.

            "Io non so a quali fonti egli abbia attinto, né di quali documenti siasi servito.

            "Io so semplicemente questo: che nella civica biblioteca vennero da me e da mia madre depositate tutte le carte, tutti i documenti raccolti dal povero mio padre, il Dottore Enrico Curti, allo scopo di scrivere un'opera identica a quella ora annunciata. Oltre ai documenti e alle carte suddetti trovansi depositati in biblioteca due volumi manoscritti di storia dei teatri reggiani.

            "So anche che negli scorsi anni (dal 1895 ad oggi) parecchie persone hanno frequentato la biblioteca per consultare ed anche trascrivere i documenti, le carte e i manoscritti di mio padre. Quelle persone erano nel loro pieno diritto, né la Biblioteca pubblica poteva rifiutarsi di aderire al loro desiderio.

            "Io, però, faccio questa esplicita dichiarazione senza entrare nel merito dell'opera del Sigr E. Che cioè io mi opporrò, con qualunque mezzo a che dell'opera inedita di mio padre (e per opera intendo anche la raccolta dei documenti, base e parte integrale d'ogni storia) venga compiuto un plagio. Se egli non poté effettuare la pubblicazione, se la famiglia sua, per sentimento di delicatezza, ha creduto di consegnare alla biblioteca municipale, tutto ciò che concerneva il suo lavoro, non ne viene di conseguenza che il primo venuto, senza il nostro consenso, abbia il diritto di valersene e di farne cosa propria.

            "La Cronistoria dei teatri di Reggio, dal 1500 al 1895, anno funesto della morte di mio padre, è stata tutta da lui raccoltadocumentata ed in gran parte anche trascritta.

            "La famiglia sua o il Municipio soli possono farne pubblicazione.

            "Non so se ragioni di legge militino a favore della mia asserzione. Affermo però senza tema di smentite, che così vogliono le leggi della logica e dell'onestà.

            "Mi creda suo aff.mo

Piero Curti"   

 

            Alla lettera del Sigr Piero Curti risposi con altra mia che il giornale non volle pubblicare e che io feci stampare e distribuire in foglio volante che quì trascrivo: 

            "A proposito di una Cronistoria dei Teatri di Reggio Emilia

Offese e Difese

            "Il Giornale cittadino L'Italia Centrale nel giorno 20 Dicembre 1901 annunciava benevolmente la prossima pubblicazione di una modesta mia Cronistoria dei teatri reggiani; e il giorno stesso arrivava come una freccia al giornale su detto la lettera che quì trascrivo e che l'onorevole Direzione subito pubblicava:

            (e quì di seguito era trascritta la lettera del Sigr Curti che ometto per brevità essendo riportata quì sopra)

            "Per verità non mi sono scaldato per una sì fatta lettera; ma ben compresi che era mio dovere e diritto insieme di fare ad essa conveniente risposta. E la risposta portai io stesso all'Italia Centrale; ma questo giornale che pure mi aveva lascito accusare di plagio e di disonestà, non volle pubblicarla. Non starò quì a ricercare se per legge avesse o pur no lo stretto obbligo di pubblicarla. Non voglio indagare se secondo la logica

 

 

[IV]

 

e l'onestà, come dice il Sigr Piero Curti, potesse togliere a me il diritto della difesa: altri giudichi. In quanto a me credo mio stretto dovere di rendere pubblica la risposta che io aveva preparata, che è del tenore seguente:

Reggio Emilia, 9 Gennaio 1902

            Prima di fare qualche veramente necessaria contro osservazione alla lettera del Sigr Piero Curti pubblicata nell'Italia Centrale del 21 dicembre 1901 a proposito dell'annunciata pubblicazione della mia Cronistoria dei Teatri reggiani (vedi Italia Centrale 20 Dicembre 1901), ho creduto opportuno di far qualche ricerca per accertare alcuni fatti: questa la ragione e la cagione del ritardo al rispondere.

            Scrive il Signor Curti "Io so semplicemente questo: che nella civica biblioteca vennero da me e da mia madre depositate tutte le carte, tutti i documenti raccolti dal povero mio padre, il Dottore Enrico Curti, allo scopo di scrivere un'opera identica a quella ora annunciata. Oltre ai documenti e alle carte suddetti trovansi depositati in biblioteca due volumi manoscritti di storia dei teatri reggiani".

            Quì si vogliono assodare due cose

            1. La quasi proprietà della famiglia Curti sul materiale storico raccolto dal Dottore Enrico;

            2. La esistenza di due volumi di storia.

            Circa il primo punto io so questo, che, fra gli atti del Comune esiste una posizione, che risale a poco dopo la morte del Dottor Enrico Curti, intestata: "Consegna delle carte, dei libri e dei manoscritti di pertinenza del Comune esistenti dell'Ufficio della 1a Divisione". In questa posizione o incartamento havvi un atto dal quale appare che la Signora Curti vedova del Dottor Enrico fu invitata ad assistere alla cernita di quei documenti, soltanto per ritirare le carte di famiglia che tra essi potevano trovarsi. Havvi pure una lettera del Bibliotecario che "dichiara di ricevere in deposito dal Municipio le carte, i liberi e le raccolte teatrali fatte dal Dottore E.Curti". Manca la relazione di cosegna, perche probabilmente non è stata fatta. Da nessun documento appare che la famiglia Curti abbia avuto parte in questa consegna, né che essa si sia riservata alcun diritto di proprietà.

            Io poi non sono quì per far questione su la proprietà del materiale raccolto dal Dottor Curti, quantunque non ignori che l'incarico di raccoglierlo gli venisse dal Comune che ebbe anco a compensarlo: è una questione che risolverà il Comune, se lo crede.

            Circa il 2° punto ecco in che cosa consistono i predetti documenti:

            Una collezione, splendida, di avvisi teatrali;

            Una collezione di libretti d'opera stampati;

            Una collezione di libretti manoscritti e stampati di spettacoli dati nel teatro del Seminario e rappresentati dagli scolari del seminario stesso;

            Due grossi volumi manoscritti (di carattere a me ignoto) degli spettacoli dati al Teatro Comunale dal 1808 al 1851 (eguale raccolta esiste anche presso una persona privata che io potrei benissimo nominare);

            Due libri legati e manoscritti (di carattere del Dottor Enrico Curti) portanti l'intestazione Storia dei Teatri di Reggio, ma che invece non contengono che una raccolta di numerose copie di documenti sul teatro comunale riguardanti per lo più lavori di riparazione o altro, di nessuna importanza per una storia. In uno però di questi volumi è trascritto un sunto di storia dell'origine delle laudi e dei laudati.

            Vi è pure qualche zibaldone incompleto o appena cominciato degli spettacoli dati negli altri teatri.

            Vi sono infine alcune raccolte riguardanti la festa delle vecchie e degli spettacoli nel contado, ma appena cominciate e incomplete.

            Nessuna carta esiste nel fondo Curti che dia notizie della costruzione dei teatri, degli architetti e artisti che vi lavorarono; o notizie biografiche sugli artisti, sugli autori e sulle opere loro.

            Dunque il Dottor Enrico Curti, se ha raccolti buoni materiali, una storia dei teatri, non l'ha scritta, né completa né in parte, né coi soli documenti citati poteva scriverla completa. Giudico ciò da quanto ho veduto, poiché in biblioteca, parmi, non esiste un catalogo del materiale raccolto dal Dottore Enrico Curti; onde chi desidera vedere alcun che di esso deve contentarsi di quanto gli si mostra senza potere in nessun modo essere certo di avere visto tutto.

            Dal suesposto elenco chiunque può persuadersi che fra la raccolta depositata in biblioteca e una 

 

 

[V]

 

Cronistoria dei teatri di Reggio havvi la stessa differenza che passa fra alcuni mattoni ed un muro.

            Il Dottor Curti ebbe bensì l'intenzione di fare quella storia, come ne fa fede la circolare programma da lui mandata fuori in data 24 Luglio 1880, ma che però non rimase che un pio desiderio e non ebbe nessun seguito, neppure in abbozzo, a meno che, come ho detto, non esistano altri documenti, a me ignoti, nella biblioteca o altrove.

            E' dunque tutt'altro che esatto quanto scrive il Sigr Piero Curti, che cioè: "La Cronistoria dei teatri di Reggio, dal 1500 al 1895, anno funesto della morte di mio padre, è stata tutta da lui raccolta, documentata ed in gran parte anche scritta".

            Il Sigr Piero Curti scrive ancora: "So anche che negli scorsi anni (dal 1895 ad oggi) parecchie persone hanno frequentato la biblioteca per consultare ed anche trascrivere i documenti, le carte e i manoscritti di mio padre. Quelle persone erano nel loro pieno diritto, né la biblioteca poteva rifiutarsi di aderire al loro desiderio".

            E sta bene, e nulla trovo da ridire su questo.

            Se non che il Sigr Piero soggiunte: "Io, però, faccio questa esplicita dichiarazione senza entrare nel merito dell'opera del Sigr E. Che cioè io mi opporrò, con qualunque mezzo a che dell'opera inedita di mio padre (e per opera intendo anche la raccolta dei documenti, base e parte integrale d'ogni storia) venga compiuto un plagio. Se egli non poté effettuare la pubblicazione, se la famiglia sua, per sentimento di delicatezza, ha creduto di consegnare alla biblioteca municipale, tutto ciò che concerneva il suo lavoro, non ne viene di conseguenza che il primo venuto, senza il nostro consenso, abbia il diritto di valersene e di farne cosa propria".

            Oh, no! Caro Signore, Ella prende un grande abbaglio. Nessuno può commettere plagio su una serie di documenti semplicemente trascritti e di materiali raccolti, giacché in quanto a storia ho già provato che il Dottore Curti non ne ha scritta alcuna; e non so dove trovi materia di plagio su cose che Ella dichiara che tutti potevano vedere e copiare. Starebbero freschi la storia e gli studi se si dovesse adottare il criterio messo avanti dal Sigr Piero Curti. 

            Tutto questo s'intende detto in generale per tutti coloro che volessero scrivere una storia dei teatri reggiani. Perché in quanto a me in particolare che ho lasciato annunciare la pubblicazione della mia povera cronistoria, che ho da rispondere al Signor Piero Curti? Potrei rispondere soltanto questo, che nei luoghi in cui mi sono valso dei materiali del Dottore Curti io, onestamente, cito la fonte: tutto il mio obbligo finisce qui.

            Aggiungerò invece che quanto egli più o meno direttamente, più o meno velatamente lascia suppore che io abbia commesso un plagio, egli si è lasciato prendere la mano dall'affetto figliale ma non ha con abbastanza ponderatezza considerata la cosa, e all'affetto figliale si può perdonare tutto. Ma non posso egualmente menargli buona la chiusa della sua lettera:

            "Non so se ragioni di legge militino a favore della mia asserzione. Affermo però senza tema di smentite, che così vogliono le leggi della logica e dell'onestà".

            Prima di parlare di plagio, prima di parlare di onestà, letteraria o no, bisogna pensarci sopra molto, ma molto di più.

            Io non avrò fatto opera come l'avrebbe potuta fare il Dottore Enrico Curti, che era uomo colto e di molto ingegno: la mia sarà una poverissima cosa, e lo so purtroppo perché non sono che un povero raccoglitore: ma posso assicurare che ho fatto un'opera che ancora mancava, sia valendomi dei materiali raccolti da oltre 10 anni da me direttamente, sia col sussidio dei documenti trovati in biblioteca, nell'Archivio di Stato, presso il Municipio o presso privati cittadini, sia infine con l'aiuto di non pochi libri a stampa.

            E, guardate, fatalità delle cose umane: i materiali raccolti dal Dottor Curti, giaciono da sette anni in biblioteca; e sebbene il Comune in altri tempi si fosse interessato della cosa, nessuno più pensava a una storia dei nostri teatri. Viene un volenteroso che si propone di far qualche cosuccia ed ecco che lo si accusa di plagio anche prima di qualsiasi pubblicazione, e (con quali logiche ragioni e con quali mezzi, vattel a pesca!) si pretende anco di impedirgli di pubblicare il tenue frutto de' suoi studi. Io però, molto quieto di spirito e di animo, qualora mi riesca, pubblicherò il mio più che modesto lavoro, che non toglie merito ad alcuno, che non è una copia di lavori d'altrui, con la fiducia di far opera non del tutto inutile per notizia delle cose cittadine.

Eugenio Rossi                       

maestro patentato in grado superiore.     

 

 

[VI]

 

 

Al mio foglio volante rispose il Sigr Piero Curti colla seguente lettera pubblicata nell'Italia Centrale: 

 

"17 Gennaio 1902                           

            "Al Sigr E.Rossi, che in un foglio volante ha risposto ieri alla mia lettera già pubblicata nell'Italia Centrale io non ho a replicare che poche parole.

            Infatti non rilevando le cortesi punture onde m'ha fatto segno (poiché nell'attuale dibattito non è di me che si tratta), osservo che la lettera del Signor Eugenio Rossi non ha tolto valore alle mie principali affermazioni. Cioè sta sempre il fatto che, se non un opera storica scritta, in biblioteca trovasi un'opera storica raccolta e preparata nella collezione di documenti fatta da mio padre.

            E poiché una Cronistoria dei teatri di Reggio, non si scriverebbe certo a base di critica o di filosofia della storia, mi pare che il lavoro maggiore, il lavoro vero sia già fatto. L'estensione è opera di ben minore importanza.

            Riguardo poi ai due volumi manoscritti di mio padre, ai quali il Sigr Rossi nega, con felice sicurezza, ogni importanza, ogni valore, non rispondo altro se non che, sino dal 31 Dicembre ms. io ho inoltrato istanza regolare al Signor Sindaco per effettuare io stesso la pubblicazione. Questa via, parmi, torrà di mezzo ogni equivoco e metterà in chiaro la cosa.

            "Del resto io non lanciavo direttamente l'accusa di plagio al Sigr Rossi: io dicevo, solo, e quì lo ripeto, che mi sarei opposto con ogni mezzo a che il plagio avvenisse. La mia era una prevenzione, non un'affermazione.

            Se mi sono ingannato, se non tutte le mie affermazioni furono pienamente esatte, tanto peggio per me, e tanto meglio pel mio contraddittore.

            Certo se il Sigr Rossi dopo la mia lettera rivolta allo sconosciuto Sigr E., si fosse direttamente e in forma privata a me rivolto, avremmo risparmiata ai cittadini la noia dell'odierna questione.

Piero Curti"               

 

            Naturalmente io non risposi più al Sigr Piero Curti, giacché egli stesso diceva "se mi sono ingannato, se non tutte le mie affermazioni furono pienamente esatte" che si doveva ancora continuare in questo dibattito? Certamente no, sebbene a certi suoi appunti si potesse dare adeguata risposta e se non lo feci allora mi sia permesso il farlo adesso.

            Il Sigr Piero Curti dice: "E poiché una Cronistoria dei teatri di Reggio, non si scriverebbe a base di critica o di filosofia della storia, mi pare che il lavoro maggiore sia già fatto. L'estensione è opera di ben minore importanza."

            E quì il signor Curti cade in un grave errore. Prima di cominciare l'estensione, come egli dice, ho dovuto rifare tutto il lavoro fatto da suo padre perché io non aveva la certezza che i documenti raccolti dal Dottor Enrico Curti fossero completi, e diffatti nelle mie ricerche fatte in biblioteca fra gli atti ivi esistenti e fra le cronache manoscritte, specialmente in quella del Fantuzzi, ho trovato fatti nuovi e molti dei documenti del fondo Curti ho potuto completare; come pure altre e nuove notizie ho raccolto fra gli atti del Comune e della Pubblica Sicurezza conservati nell'archivio di Stato. Altre e non poche notizie ho raccolto da libri a stampa che ho consultati nella biblioteca Estense di Modena e da molti altri libri che gentilmente il Cav. Prof. Naborre Campanini mi ha procurato da altre biblioteche del Regno.

            E non mi venga a dire il Signor Piero Curti che la stesura di questi documenti in tanti modi raccolti sia opera di minore importanza; poiché il riunire, classificare e coordinare il materiale raccolto se non è opera filosofica è opera di pazienza tale da stancare qualunque appassionato in materia.

            In questo genere di lavori quello che io credo sia più importante è il raccogliere esattamente tutto ciò che riguarda ogni compagnia sia di canto, sia di prosa o d'altro genere. Nei due grossi volumi accennati nella mia risposta e che riguardavano gli spettacoli dati 

 

 

[VII]

 

al teatro Municipale dal 1808 al 1851 le compagnie drammatiche vi sono appena indicate col nome del campo comico e in tutte manca l'elenco artistico degli attori. Io le ho completate; e sa il Signor Piero Curti quante nuove ricerche ho dovuto fare e quanto di tempo queste mi hanno portato via? Per fare tutto ciò non ci vorrà della filosofia, ne convengo, ma mi sono già io stesso classificato per un semplice raccoglitore e se nella mia qualità ho ricorso a quanto ha fatto il di lui padre vuol dire per questo che io voglia togliere a questi il merito di quanto ha fatto? Allora che diranno gli eredi del Fantuzzi essendomi servito della sua cronaca manoscritta? che dirà il Gandini di Modena e tanti altri cronisti teatrali ai quali ho pure ricorso per notizie.

            In seguito alla questione avvenuta tra me e il Sigr Piero Curti, il Comune di Reggio diede ordine all'in allora facente funzione di Bibliotecario Prof. Giuseppe Ferrari, di non lasciare più vedere al pubblico la raccolta del Curti. Subentrato al Ferrari il Prof. Mazzelli e trovato questo divieto, chiese informazioni al Comune il quale con nota 12 Agosto 1902 N. 15546 autorizzava la Biblioteca a tenere a disposizione del pubblico la raccolta del Dr Enrico Curti, dando così ragione a me, che cioè la raccolta del Dr Curti non costituiva una privativa, ma una raccolta di documenti ai quali gli studiosi potevano liberamente attingere.