9 giugno 2021

Percorso in bici 3: la lontana ex colonia


 Pietrachetta è un coaguletto di case poco oltre quota 1000 m slm, alle quali stupisce perfino che qualcuno abbia dato un nome. Dista da Reggio 67 km; le pendenze non sono dure ma la distanza e la costante salita richiedono grande allenamento. Pietrachetta è meta cara agli ex bambini nati negli anni ’70 perché in questo lembo d’Appennino sorgeva una piccola colonia per scolaresche, destinata a breve vita forse perché troppo isolata. L’edificio abbandonato è ancora lì, con le finiture gialle e una struttura a gradoni pensata per armonizzarsi quanto possibile con il monte retrostante. Per arrivare lassù si può percorrere la statale 63 (meglio la domenica mattina, senza camion; al Bocco tenersi sulla strada vecchia, per evitar le gallerie) fino alla deviazione per Villa Minozzo; a Villa si infila la strada di Cervarolo, lungo la quale si sfiora la cascata del Golfarone. Pietrachetta si trova, semi-nascosta, 15 km oltre Villa Minozzo e due km prima di Cervarolo. Vale la pena fermarsi nel suo piazzale, mangiare qualcosa al sacco in onore delle merende di quei lontani anni e salutare la cadente struttura, per chi ci ha dormito più nobile di quella del Colosseo. Forse da qualche parte in mezzo alle rovine è rimasta una figurina di Bigon, o un pupazzetto del primo Guerre Stellari.

Reggio-Pietrachetta: 67 km. Pendenza media 1.5% (gli ultimi 22 km, da Gatta, 3%).


8 giugno 2021

Percorso in bici 2: Da Reggio al Po


 Il viaggio da Reggio al Po lungo il Crostolo misura 30 km ma è pianeggiante e in buona parte fuori dal traffico, quindi basta un po’ di allenamento per trasformarlo in una piacevole pedalata anche per famiglie. Purtroppo (ed è un grande purtroppo) non è ancora interamente coperto da una pista ciclabile ufficiale. La maggior parte del percorso è su strada bianca, occorre perciò una bici con gomme robuste. A Reggio si può iniziare il viaggio in qualsiasi punto del lungo Crostolo, direzione nord. Si raggiunge la zona annonaria (via Verità) e dopo uno stretto sottopasso si sale sull’argine, fino a C.d.Bosco Sopra; in questo tratto occorre scendere un paio di volte dall’argine e percorrere tratti di asfalto, superando con cautela due sottopassi. Giunti al ponte tra Roncocesi e C.d.Bosco Sopra si deve cambiare riva, passando sulla destra; questo segmento di argine è demaniale e ha il fondo in erba, ma è ormai meta comune di pedalate. Dopo tre km l’argine ridiventa strada bianca; al ponte tra C.d.Bosco Sotto e Castelnovo (via Limido) si scende su asfalto verso sinistra e si imbocca via Camporanieri; ora si può andar sempre dritti, superando un’aia con cagnolini all’arrembaggio, campi di meloni e il ponte di S.Vittoria. Giunti all’ultimo ponte si scende a destra e si attraversa il corso di Guastalla, oltre il quale inizia il viale che porta al Po. La visione del fiume ripaga del lungo viaggio. 

Percorso in bici 1: la Chiesa di Albinea

 


Per i ciclisti reggiani la salita della Chiesa di Albinea è il battesimo, la prima scalata, l’inizio di una lunga carriera di pedalate in collina; un po’ per via della vicinanza alla città (10 km) e un po’ perché i suoi due km scarsi di ascesa appaiono duri ma tutto sommato abbordabili. C’è perfino una vasca, verso il termine della salita, ma non è battesimale; ci nuotano alcuni perplessi e infreddoliti pesci rossi. 
Ai piedi del colle si arriva in tranquillità da Reggio, attraverso la passeggiata delle caprette e poi via Rivaltella. La salita può essere affrontata da tre versanti, come il K2. Il versante principale parte da Botteghe, scorre lungo via Chiesa, misura 1.9 km e scollina alla Chiesa. Il secondo versante sale lungo via Pareto, misura 1.5 km e ha un inizio tosto. 
Il terzo versante è più nascosto, lo si imbocca andando verso il castello Più Bello e prende il nome di via Monteiatico. Qui villeggiava Ariosto, sognando guerriere e voli lunari, e questo è forse il versante più grazioso, con una dura rampa iniziale, balze successive e lo scollinamento nel borgo di Broletto, dove si trova anche una fontanella. Da Broletto girando a sinistra si raggiunge la Chiesa di Albinea. Il battesimo è completo.
Via Chiesa: 1.9 km, pendenza media 6.1%
Via Pareto: 1.5 km, pendenza media 7.6%
Via Monteiatico: 2.4 km, pendenza (fino a Broletto) 6.4%

29 ottobre 2019

Le due dame di Chobunsai e Alessandro

 

La Coppa del Mondo di rugby in Giappone ha riportato alla luce l'interesse per alcune forme dell'arte giapponese e in particolare per il gusto grafico di quella nazione. Cercando immagini di disegni di Hokusai e Hiroshige mi sono imbattuto su google in quest'opera di un autore che non conoscevo: Chobunsai Eishi (od Hosoda Eishi), vissuto tra '700 e '800. L'illustrazione è attribuita agli anni attorno al 1790 e forse ritrae una alluvione, come quelle appena accadute in Giappone a causa del mortifero tifone Hagibis.
Appena l'ho veduta ho avuto un deja vu, come dicono i tedeschi: mi è tornato in mente il dipinto di Sandro Botticelli con Giuditta che torna a Betsabea, la città giudea, dopo aver mozzato il capo a Oloferne, comandante dell'invasore esercito assiro. Il capo di Oloferne è recato dall'ancella di Giuditta.
Le affinità tra le due opere sono forse non evidenti ma a mio avviso numerose:
- ci sono due donne in entrambi i quadri, e va bè
- le due donne occupano la stessa porzione del dipinto e procedono nella stessa direzione, con un andamento che porta verso il basso a destra del quadro
- la donna di sinistra reca qualcosa di ovale sul capo: nel primo caso un capo mozzato in una cesta (?), nel secondo caso un ombrello
- la donna di sinistra regge la veste con la mano destra in entrambe le opere
- la donna di destra ha il capo volto verso la compagna in entrambe le opere
- le due protagoniste si trovano su una porzione di terreno che disegna una specie di triangolo; questi "triangoli" occupano più o meno la stessa porzione dei due dipinti
- in entrambe le opere si può individuare anche una fascia rettangolare che costituisce il primo sfondo  e occupa grosso modo il 40% della superficie dell'opera: nel dipinto italiano questo è formato dal terreno sul quale camminano Giuditta e la sua ancella e dai campi di color più verde scuro sull'immediato background, nell'illustrazione di Eishi da un ponticello e dalle due rive da esso collegate
- in entrambe le opere all'azione sullo sfondo è riservata la zona in alto a destra del disegno
- sulla destra del corpo di Giuditta si protendono apparentemente due lingue d'acqua; similmente, sulla destra del capo del personaggio di destra dell'illustrazione giapponese si protendono due lingue d'acqua
- il ramoscello tenuto in mano da Giuditta può avere un vago corrispondente nella piantina lungo il bordo in basso a destra dell'opera giapponese; o forse quest'ultimo è l'omologo dell'intero albero del dipinto botticelliano (entrambi corrono a filo del margine destro)
- in entrambe le opere in basso a sinistra ci sono ciuffi d'erba
- la "cintura" del personaggio giapponese di sinistra e il copricapo di quello di destra possono ricordare la fascia centrale dell'abito dell'ancella e la forma del copricapo di Giuditta

Tutte queste affinità, forse vaghe non ai miei occhi, mi fanno pensare che Eishi possa essersi ispirato a Botticelli nella composizione del disegno, anche se in rete non ho trovato alcuna menzione di un'influenza del secondo sul primo.
I principali dubbi riguardavano il fatto che -a quanto sapevo- il Giappone rimase una nazione ermeticamente chiusa all'esterno fino all'inizio dell'Ottocento, quando gli americani con la consueta gentilezza costrinsero militarmente i nipponici ad aprirsi al commercio con l'estero. Se la società giapponese nel '700 era ancora così chiusa, come poteva un artista di quel popolo conoscere e apprezzare un'opera neppure principale del Rinascimento italiano? Le mie profonde ricerche (wikipedia) mi hanno però portato a imparare che già dalla metà del '700 stampe di opere del Rinascimento italiano e fiammingo erano state diffuse nell'ex Cipango dai marinai olandesi, e che artisti come Hokusai e Hiroshige (e forse lo stesso Eishi) avevano imparato la tecnica della prospettiva proprio grazie a queste; in particolare, così dice wikipedia, grazie a riproduzioni di opere di Piero della Francesca e Mantegna.
Botticelli non è citato ma io sono quasi convinto, anche se non completamente certo, che "Il ritorno di Giuditta a Oloferne" sia alla base dell'illustrazione di Eishi.