Questo è un racconto per bambini scritto da una mia amica, alla quale naturalmente non ho chiesto il permesso di pubblicarlo qui. Il racconto è chiaramente ispirato a me, anche se lei nega adducendo puerili argomentazioni come il fatto che l'ha scritto tre anni prima di sapere che io mi chiamo così. Si intitola..
Gufo Paco e il buco nel cielo
Gufo Paco nacque insieme ai suoi sette fratelli in una notte di luna piena; e mentre gli altri cominciavano a pigolare spalancando i loro becchi per la fame, lui rimase incantato ad osservare il disco di luce. “Questo figlio non mangia… sarà forse malato?” chiese gufa Benita, che era una madre molto apprensiva. “Mah… chissà…”, le rispose gufo Galindo, e non si capiva se davvero la stava ascoltando o se lo diceva tanto per dire. Perché Galindo era il gufo più vecchio della foresta, e aveva visto tante nidiate nella sua vita che oramai non ci faceva caso. “Quello è un buco!!!!!!!!!” gridò gufo Paco; e furono le sue prime parole.“Ma che buco e buco”, gli rispose gufa Benita: “non lo vedi che quella è la luna?”.Lui non le fece caso, e da allora ogni notte fu la stessa storia:“Ti dico che è un buco”, insisteva lui, “un buco di luce nella notte.”E non si poteva convincerlo del contrario. “Nostro figlio è proprio matto… la luna piena gli ha dato alla testa”, si lamentava gufa Benita ogni mattina, prima di addormentarsi di fianco al marito;“Mah… chissà…”, le rispondeva gufo Galindo, e non si capiva se davvero la stava ascoltando o se lo diceva tanto per dire.
Un giorno gufo Paco si accorse che le sue ali erano cresciute abbastanza per poter spiccare il primo volo, e decise di andare a vedere coi suoi occhi se la luna era davvero un buco.“Non puoi andare! Dicono che la luna sia gelosa, e se tu ti avvicini troppo lei non ti lascerà più andare…”“E chi è che lo dice?” le rispose Paco; “Nessuno di quelli che sono partiti è mai tornato indietro a raccontarlo”“Appunto per questo! Non lo capisci?” Ma gufo Paco aveva deciso. Salì in cima al ramo più alto e da lì si lanciò verso il cielo. Gufa Benita rimase a guardarlo fino a quando divenne un puntino nero contro il disco bianco della luna, e asciugandosi una grossa lacrima che le scivolava tra le piume, disse a gufo Galindo:“Nostro figlio è proprio matto… arriverà fino alla luna, e la luna ce lo porterà via”.“Mah… chissà…”, le rispose gufo Galindo, e non si capiva se davvero la stava ascoltando o se lo diceva tanto per dire. Gufo Paco intanto andava verso la luna sparato come un razzo, e la vedeva sempre più grande, fino a quando non riuscì più a vedere il suo contorno, e quello che vide fu soltanto bianco.Allora cominciò ad avere paura: la luce totale fa paura come il buio totale, perché ti acceca e non ti fa vedere più niente. “Aiuto! Aiuto!” gridò gufo Paco; “Non ci vedo più!”. Arrivò allora una colomba bianca, che prima non si vedeva perché si confondeva con la luna; aveva un ramo d’oro nel becco, e sembrava che tutto il bagliore della luna emanasse da quello. “Benvenuto nel mondo della luce, gufo Paco; accetta questo mio dono.” Detto ciò gli posò il ramo sul petto, leggero come una carezza. Il piccolo gufo sentì un calore dolcissimo che gli riempiva il cuore, e da lì si diffondeva in tutto il corpo; chiuse gli occhi abbandonandosi a quella piacevole sensazione, e quando li riaprì… Vide. Vide quel mondo fatto di luce. Ma non si può descriverlo a chi non l’ha visto; sarebbe come se voi tentaste di spiegare a un cieco che cosa vuol dire vedere. Perché per quelli che stanno in quel mondo di luce al di là del cielo, noi qui sulla terra siamo tutti ciechi. “Allora è vero quello che pensavo! Che la luna è un buco! E qui c’è un altro mondo!”Per l’entusiasmo non si conteneva…“È vero gufo Paco… ma tu sei un uccello della notte, e qui la luce per te è troppo forte. Se non ti avessi toccato con la mia verga saresti già morto. E così accadrà, se non te ne andrai via in fretta; ho voluto premiare il tuo coraggio, ma non ho il potere di farti restare per più di qualche istante.” Allora gufo Paco pensò a tutti quelli che erano saliti in cielo prima di lui; la luce li aveva innamorati così tanto, come succedeva a lui adesso, che avevano preferito morire in quel mondo piuttosto che lasciarlo?Forse alcuni erano tornati, ma non avevano detto a nessuno della luce, perché sarebbe stato come spiegare la vista a un cieco. Gufo Paco considerò le due possibilità, e intanto sentiva il suo corpo bruciare, perché il potere della verga stava per finire; stava per sciogliersi nella luce quando con un guizzo repentino si tuffò di sotto, lasciandosi cadere verso il basso. Dalla cima del suo albero gufa Benita lo vide precipitare dal cielo come una stella cadente; “Nostro figlio è proprio matto”, disse a gufo Galindo: “È arrivato così vicino alle stelle che ha preso fuoco.” “Mah… chissà…”, le rispose gufo Galindo, e non si capiva se davvero la stava ascoltando o se lo diceva tanto per dire.
Quando gufo Paco planò sull’albero le sue piume si erano ormai spente, ma gli era rimasta una macchia bianchissima nel centro del petto, che sembrava risplendere come se fosse accesa.Quando gufa Benita lo guardò, si accorse che non era più un bambino. “Nostro figlio…”, disse a gufo Galindo; ma non riuscì a continuare, perché per l’emozione non le uscivano le parole. “Mah… chissà…”, le rispose gufo Galindo. Detto questo, Gufo Galindo si stiracchiò sbadigliando.E mentre apriva le ali gufo Paco vide. Vide che gufo Galindo aveva sul petto una macchia bianchissima, identica alla sua. “Allora anche tu ci sei stato?”, chiese gufo Paco a suo padre con voce tremante. “Mah… chissà…”, gli rispose gufo Galindo. E non si capiva se davvero lo stava ascoltando. O se lo diceva tanto per dire.