7 ottobre 2008

Una volta qui erano tutti campetti


Un paio di settimane fa, durante un convegno in teatro, un relatore ha raccontato che i bambini di oggi fanno paradossalmente meno attività sportiva di quelli di un tempo, nonostante il numero di ragazzi iscritti nelle società sportive sia aumentato. C'è una cosa che rendeva facile accorgersi di questo fenomeno, anche senza conoscere i dati: la scomparsa dei campetti di calcio. Quand'ero piccolo esistevano vicino a casa mia almeno 11 campi non recintati sui quali potevamo giocare: oltre ai cortili in asfalto del mio condominio, del condominio di fianco e del Peep, potevamo scegliere tra il campo della chiesa di via Bismantova, il campetto di via Monte Cisa, il campetto della Saccai, il campo del Sole numero uno, il campo del Sole numero due ed i tre campetti di via Assalini. Quando tornavo a casa da scuola pranzavo in ventiquattro secondi e poi correvo giù in cortile a giocare a pallone (con il moccolo che cadeva da una narice, i bottoni della camicia allacciati male ed una scarpa slacciata; senza queste cose non si poteva giocare. Nei cortili più di lusso era stato avviato un servizio che permetteva a chi si era scordato il moccolo di utilizzarne un po' offerto dal cortile, per potere entrare) e tornavo su in casa solo sette ore dopo, al nono richiamo di mia madre. Adesso i bambini possono scegliere fra molti sport, mentre allora si giocava in pratica solo a pallone; e quelli che giocano a calcio lo fanno comunque solo per una o due ore al giorno nella loro squadretta ufficiale, su campi da gioco "veri". Conseguenza: i campetti "spontanei", senza recinzione, senza reti nelle porte e senza linee bianche, stanno sparendo. I cortili dove giocavo da piccolo ci sono ancora, ma quando passo di fianco non vedo mai delle partite, al massimo delle coppie di fratellini che si fanno i passaggi; il campetto di via Bismantova esiste ancora ma hanno messo due porte da calcetto disposte sui lati, evidentemente perchè non ci vanno più abbastanza bimbi per giocare a tutto campo; in via Monte Cisa si gioca solo ad una porta; il campetto della Saccai ha lasciato posto a delle case; nei campetti del Sole le porte da calcio sono scomparse e sui prati si sdraia la gente d'estate; dei tre campettini di via Assalini ne sono rimasti due, sempre deserti. Sul campo di Canali, dove avevo giocato solo una volta, ora giace addirittura, fra l'erba alta, una rotoballa, che come ben si sa è il massimo oltraggio possibile per un campetto di calcio.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

negli anni venti quando io ero piccolo... si giocava in 4 campi:
1) portone in ferro di casa: uno in porta, uno fa il cross e uno calcia in porta. variante. due si scartano e uno sta in porta.
2) campo asfaltato piu' largo che lungo. tanti contro tanti. chi porta il pallone e' sicuro di giocare. due porte entrambe palo____tombino.

(continua)

Anonimo ha detto...

3) aiuola sterrata con 8 dico 8 alberi da scartare, usare come alleati o difensori statici. due contro due. botte, polvere e sudore.
4) il campo in erba in trasferta. si passava il ponte e il Po (sssst non dirlo alla mamma). due porte vere. tanti giocatori anche sconosciuti. Non tirare forte a sinistra (o a destra, dipende da dove attacchi) che la palla finisce in Po.
Pallone ufficiale: Tango (non in cuoio ma neanche in plastica supertele)

Anonimo ha detto...

ok, la prossima volta che scrivi un commento più bello del mio post ti spezzo tutti i ginocchi. Per questa volta ti perdono, va là

Billie MacGowan ha detto...

i miei campi:
- il primo dove ricordo di aver mai giocato era la discesa d'asfalto dell'asilo. con rischio di pallonate alla madonna. mai capito perchè, con quel popò di pratone che c'era dietro all'asilo, noi si andava a giocare col supertele rosso e nero sulla discesona d'asfalto (ed era gran discesa)
- casa mia: a casa mia c'erano due campi. uno era in erba, piccolino, con per pali degli alberi, ma era poco usato perchè era più facile che la palla andasse in strada o scendesse per la rivetta. l'altro era in ghiaia. una porta veniva ricavata con una sedia da giardino e l'angolo di un muretto, l'altra era un garage. giocavamo in duecontro due, con portieri volanti, e il Tango. il problema erano i nidi di vespe che ogni tanto ricevevano qualche pallonata, e noi dovevamo correre come il vento a nasconderci. una volta fui umiliato 15-2 in una partita uno contro uno in cui il mio avversario per vincere doveva arrivare a 15 e io a 3
- il campo dell'oratorio di San Giorgio: è il campo che ho frequentato più a lungo, col suo piano prima in terra dura e poi in ghiaia e i suoi pali arancioni. Mi chiamavano Dalmazio e adoravano la mia "Garfagna" (petardata a far scappare i portieri) e le mie falciate. Fu su quel campo che nacque l'idea di darmi al rugby
- il parcheggio rosorè: prima giocavamo sullo stradone, con le tute a far da pali, se non ricordo male, poi edificarono questo parcheggio qua, dove prima c'era un campo. ad aprile ci scoppiò una bomba, e dopo le dieci diventava un luogo di spaccio e sesso. noi ci giocavamo d'estate, dalle 20 alle 21:30, sulle mattonelle autobloccanti. una volta uno scivolò su un goldone usato mentre giocavamo.
- l'oratorio di caslino: vicino alla stazione di Caslino, sede di una squadra vera, l'Atletico Zampiero. era il campo di casa della gloriosa Honved (in onore della squadra di Puskas), squadra che fece più litigi che gol, e per la quale iniziò la mia carriera di giornalista sportivo (anche se mi limitavo a scrivere siemate alla Benni e simili).
- il cortile in asfalto dietro alla scuola media. facevo il tempo prolungato, quindi il mercoledì e il venerdì c'era sempre partita dopo mensa. io ero una sega e non andavo affatto d'accordo coi miei compagni, quindi non è che ricordi quelle partite con molto affetto...

Anonimo ha detto...

Qualche mese in una città che non era la mia ho visto dei ragazzini che giocavano per strada a calcio, tra un'edicola ed una saracinesca che faceva da porta. Saranno stati 8-10... ho subito pensato che non si vedono più bimbi giocare per strada e che soprattutto non si vedono più giocare 8-10 bimbi tutti assieme.

Per dirla alla Bille, in quei 20 minuti che li ho osservati mi sono commosso, come del resto mi capita sempre quando qualcosa mi riporta alla mia infanzia.

Max_am ha detto...

E' bello leggervi guys. :D

Anonimo ha detto...

sono così invidioso di paco e pulici che vi sgnacco subito lì due dei miei campi, i migliori:
1) spiazzo davanti al portone del cimitero (detto cimitero era ormai in abbandono, quindi portone sempre chiuso. ora non c'è più nemmeno quello, ci crediate o no c'è un deposito di rottami. sempre roba morta)
2) spiazzo in terra battuta davanti a casa. metà campo ben spianata, l'altra metà a fossi e montagnole, stile pista da motocross.
gli altri erano campi banali: quello della scuola, con le porta vere!!!, quello dietro la chiesa, senza porte ma liscio liscio.
però un po' amavo già il regbi…
ciauz.