9 aprile 2008

Un tram chiamato piccionaia


Ieri sera sono stato a vedere la "seconda" del Fidelio di Beethoven. Per la prima volta sono andato nell'ultimo anello del teatro Valli, quello che alcuni chiamano galleria, altri loggione ed altri ancora piccionaia, perchè è lassù in cima al teatro dove fanno il nido i piccioni. Il termine corretto forse sarebbe tram. La galleria è molto folkloristica ed in condizioni diverse l'avrei giudicata anche simpatica: con le vecchie e lunghe panche in legno dipinte di rosso, l'entrata con le tende e senza porte, gli spazi ristrettissimi e l'andamento semicircolare ricorda un po' gli spalti di un circo, oppure appunto quei vecchi tram caratteristici di San Francisco. Però ieri sera era sembrava più di essere sul tram per Gavasseto all'ora di punta nel giorno dell'inaugurazione della rassegna suinicola, con il Fidelio trasmesso in sottofondo dalla malfunzionante radiolina dell'autista. C'era un signore che si è dondolato per tutto il tempo sui propri piedi (perchè in galleria molti stanno in piedi per potere vedere giù) e le sue scarpe sul pavimento di legno hanno fatto gnikkete gnikkete tutto il tempo, ad un ritmo di un gnikkete ogni quattro secondi, finchè a metà del secondo atto quello che era seduto dietro di lui ha preso coraggio e gli ha detto "attento al cigolio" e tutti naturalmente si sono voltati scandalizzati a rimproverare con lo sguardo e con dei sssht! furiosi quello che aveva osato parlare. Poi all'inizio un altro signore ha scartato una caramella e naturalmente per non disturbare l'ha scartata lentissimamente e con tutte le cautele, con il risultato che il rumore dello scartocciamento è andato avanti per quarantatrè secondi codificando una nuova variazione dell'opera (da ieri nota come Leonore VI), poi c'era uno che dondolava la testa e la mano al ritmo della musica come se stesse sentendo un po' di techno-tunz, poi c'è stato uno che ad un certo punto ha iniziato a sbadigliare soffocatamente ma rumorosamente di fianco a me e poi c'era tutta la gente che continuava ad alzarsi e sedersi nonostante fosse chiaro che ad ogni movimento del genere le panche cigolassero di dolore. Il bello è che quasi sempre si alzavano quando la musica diventava più briosa o potente o le luci più intense, come se il bello dell'opera fosse quello. Secondo me sarebbe stato molto bello sentirla da lassù anche senza vedere (anzi, forse addirittura soprattutto così), se la gente fosse stata meno maleducata. E' anche vero che io avevo già visto la prova generale e mi bastavano canto e musica, mentre chi non l'aveva mai vista aveva la naturale curiosità di guardare cosa accadeva. E poi forse proprio perchè io non vedevo la scena e non ne ero distratto percepivo più nitidamente tutti quei rumorini. Ah, davanti a me c'erano anche due che si sono messi a posto la camicia dentro i pantaloni per tutte le due ore dell'opera; era bello stare lì al buio a sentire la musica, ma lo spettacolo di questi che si infilavano la camicia a trenta centimetri da me non era tanto evocativo, secondo me Leopardi non avrebbe scritto "L'infinito" se mentre componeva al posto della siepe avesse avuto davanti a sè due agricoltori di Recanati che si infilavano la camicia nelle braghe. Però, insomma, nonostante tutti questi brontolamenti è stata una esperienza molto costruttiva, credo. Come al solito, poi, la cosa più bella era che ero al fianco di una mia amica che secondo le ultime raccolte di dati pubblicate dalla Nasa è la più carina del nostro sistema solare (c'era qualche dubbio riguardo ad una capomaschera di Nettuno ma poi successivi ingrandimenti di fotografie inviate dal Soyuz V hanno fatto capire che anche per lei non c'è gara).
Fidelio, prova generale: Annalisa A (I d), Carmine (scena), Giovanni (I s), Io (I d).
Fidelio, seconda rappresentazione: Annalisa A (gal), Carmine (scena), Elisabetta D (II pro dx), Giulia (II pro dx), Io (gal).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Leggerti senza sorridere è impossibile.
Grazie Paco
Max