17 novembre 2007

La mia droga si chiama Coccoie


La Coccoina era la colla che usavamo noi bambini degli anni '70, la decade che non a caso registrò l'acme nel consumo di droghe pesanti in Italia. Aveva un odore tanto chimico quanto buono e dava assuefazione già alla seconda ora del primo giorno di scuola. Vidi bambini dilapidare le loro riserve di gnocco ed altri vendere i pastelli Giotto azzurro-cielo e rosa-carne (i primi a consumarsi, perciò preziosissimi) pur di permettersi un barattolino extra di coccoina. Io per fortuna resistetti perché come si sa il ciocorì è un vizio ancor più potente della coccoina. La Coccoina era in bellissimi barattolini di latta argentati e mi dispiace non averne conservato neanche uno. Chissà se si trovano su e-bay, dopo ci guardo. Complici le mie sempre disastrose capacità manuali e le proprietà fisiche della colla stessa, tutti i fogli di carta che incollavo si trasformavano in blocchi di cartapesta del peso di 6 chili, mentre altri tre chili di colla finivano sulle mie mani e sui miei pantaloni, che servivano proprio a tentare di pulirsi le mani. Insomma tutto questo per dire che stamattina ho ritrovato dopo tanto tempo la Coccoina. Era in tubetto lungo tipo Pritt e non in barattolo, però il sapore è sempre lo stesso. E' un effluvio inebriante che ricorda un po' i dolcetti Condorelli alla pasta di mandorle. Così... Potete trovare queste ed altre memorie della mia infanzia nel volume autobiografico che ho scritto insieme a Clemente G. Mimum e che sarà acquistabile in allegato ai prossimi numeri di Cioé. Questi qui di fianco sono il tubetto di Coccoina e la creazione mirabolante per la quale mi è servito.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

fantastici ricordi...anche io ero coccoina dipendente...col suo odore potevano competere solo il das e il didò..

Anonimo ha detto...

ah, e ovviamente ho notato la citazione truffautiana, anche se la traduzione italiana de "la sirena del mississipi" non l'ho mai capita...

Anonimo ha detto...

Il barattolo della coccoina con il cilindro centrale dove si "parcheggiava" il pennellino che serviva per stendere la colla .. beh, ecco, è stata la metafora per eccellenza.
Per me ragazzino-ino rappresentò quello che per tutto il resto del mondo viene tuttora espresso con la meno prosaica storiella dell'ape e del fiore.
E dire che pensavo di avere capito.... :P

Anonimo ha detto...

è vero, mi ero scordato che c'era il buco centrale per il pennellino tipo posacenere; noi avevamo una coccoina ogni tavolo, cioé ogni quattro bambini (la nostra maestra era contraria ai banchi per qualche sua oscura convinzione pseudopedagogica). Così io dividevo la Coccoina con Marco C, Federico e Francesca (che era poi la bambina che mi piaceva); con il Das e il Didò non ci ho mai giocato però una volta avevo giocato con lo Sguish che erano delle specie di barattolini di colore con il colore che usciva premendo da sotto. Io colorai un camion dei pompieri con lo Sguish rosso, poi i miei genitori lo fecero sparire perché probabilmente avevo pocciato in giro anche oltre la mia media consueta

Anonimo ha detto...

..era buona anche da mangiare....non ci sono piu le droghe di una volta;)bella pertssss

Davide ha detto...

La coccoina la vendono ancora, e la versione "barattolo" è ancora assolutamente atossica e commestibile, fedele alla ricetta del 1927: la fanno con l'amido di patate. La versione in tubetto meno.