21 ottobre 2007

Gita a Casale


Oggi ho fatto una gita a Casale di Rivalta, che secondo Class starebbe rimpiazzando Sharm-el-Sheik tra le mete preferite dei neoricchi italiani. A Casale, vicino al campo dove mi allenavo quando giocavo nel Bismantova, stanno costruendo il nuovo tratto della pista ciclabile che scorre lungo il Crostolo. Diventerà molto bella, penso; ecco l'inizio del sentiero appena spianato. Lì di fianco svetta l'acquedotto di Casale; spesso purtroppo la gente fa confusione, scambiando il termine "acquedotto" con "acquebrontolo" (che è il rumore che fanno i torrenti di notte) o con "acquemammolo" (quando si rompono le acque prima del parto) o con acquepisolo (che è il Crostolo d'estate quando sonnecchia limaccioso) o con acquecucciolo (che è il primo tratto del Po, al Monviso) o con acqueolo (che sono le tempeste di pioggia) o con acquegongolo (che è la sensazione di orgoglio che proviamo noi grandi comici quando scriviamo queste cose). Nel punto in cui termina il sentiero ancora grezzo ma percorribile si affaccia il moncherino del vecchio ponte di Rivalta; era il ponte che collegava villa Ferrarini (dove fanno i prosciutti, si scorge dietro gli alberi) al paese, fu distrutto da un bombardamento alleato durante la seconda guerra mondiale per tagliare i rifornimenti di cotecchini e prosciutti a Reggio, che in effetti capitolò subito. La popolazione affamata accolse trionfalmente i carri yankee che distribuivano ciccioli ai poveri bambini reggiani, alcuni dei quali erano deperiti fino a pesare meno di ottanta chili. Poi si passa un cancello con scritto "vietato passare" e si va avanti altri 200 mt fino a questo boschetto che ricorda un sacco quello della Primavera di Botticelli. Di fianco c'è un campo arato e dall'altra parte un recinto dove addestrano i cani e dove oggi era in corso la dimostrazione di fine corso (si intravede un canelupo accucciato al centro del prato). Poi da lì non si può proprio più andare avanti e allora sono tornato indietro verso la reggia di Rivalta. Questa è l'entrata posteriore del parco della reggia, questo è un angolino suggestivo lì di fianco, questa è una quercia cresciuta sulle mura; il cielo; la rampa per salire sulle mura; la panchina sulla quale mi siedo a leggere l'Elettra di Sofocle in greco per fare colpo sulle viandanti; i resti della Reggia di Rivalta (secondo una antica leggenda era così chiamata perché era una reggia e sorgeva a Rivalta) e l'albero (un olmo?) che fa ombra alla panchina. Così, insomma. Sia Panorama che Stern mi avevano offerto ponti d'oro per questo scottante reportage ma alla fine ho deciso di pubblicarlo qua.

7 commenti:

barbara ha detto...

con la tua storia di rivalta montanelli sarebbe fiero di te

Anonimo ha detto...

grazie signorina Foca. E Fruttero&Lucentini sarebbero orgogliosi dei tuoi divertenti affreschi di vita torinese (magari te l'avevo già detto ma ti consiglio un libro di F&L ambientato a Torino; si chiama "A che punto è la notte" e a me era piaciuto molto)

Anonimo ha detto...

...sto pensando seriamente di andarci in viaggio di nozze..:))bella pertss

Anonimo ha detto...

a torino ghemonello?
;-)

Anonimo ha detto...

essi' eh:))

Anonimo ha detto...

mi chiedo perchè i prossimi mondiali li fanno in Nuova Zelanda e non a Casale...non c'è giustizia in questo triste mondo...

Anonimo ha detto...

La foto della panchina:
Lì seduto Paco si strugge sulle sorti del mondo sfogliando opere filosofiche con distaccato pregiudizio ma, above all, on that bench, con il suo magnetico sguardo corrucciato attira le ingenue donzelle della contrada di ritorno dai campi..
Quella foto tradisce la sua identità.. solo il redivivo Helmut Newton potrebbe essere così poetico ed artistico ...e con totale sprezzo delle regole inserire la sua laboriosa ombra ai piedi del soggetto principale. 10/10 :)