18 settembre 2007

Foto della Cavallerizza (ancora, sì. Non sbuffate che vi sento!)


Sta per iniziare il Rec festival, il festival di arti contemporanee di Reggio Emilia. Mentre in teatro i tecnici lavoravano come matti per montare le scenografie io ho dato il mio apporto facendo quel che mi riesce meglio: ho letto un libro, passeggiato per l'atrio, fatto foto. Come sempre ho cercato di scattare immagini artistiche, e per me fare foto artistiche si riduce poi a fare foto oscure di particolari minori. E visto che fuori tuona e non riesco a dormire anche se sono le 4 di mattina, eccole qua. La prima l'ho fatta alla macchinetta del caffè ed al boccione dell'acqua; quest'ultimo è simpatico perché ricorda (beh, almeno a me) C1P8, il robottino di Guerre Stellari che fu per un anno il mio idolo alle elementari. La seconda foto immortala il libro di Shakespeare che lascio sempre in bella vista sul bancone per sedurre le ignare visitatrici; anche oggi nessuna se ne è accorta ma io non demordo. Poi come al solito ho fatto qualche foto alle finestre: qui si vede uno scorcio di Caserma Zucchi, dove studiai durante le scuole medie, qui invece la luce del sole filtra tra le grate delle finestre a sud e dipinge caldi rombi sul muro. Poi ne ho fatto un'altra simile ma con un tema diverso: quando si chiude il teatro (o la casa, o peggio ancora la macchina) a volte rimane chiusa dentro una mosca o un altro insetto, senza cibo, e questa foto voleva simboleggiare il loro dramma. Quand'ero piccolo una volta una mosca si posò sulla tovaglia e mio nonno la spapellò con la mano e poi si pulì sulla camicia continuando a mangiare. E' un aneddoto che racconto spesso quando voglio creare una certa atmosfera con una ragazza. Poi ho fatto due foto che mi piacciono: questa ricorda un po' il teatro dell'assenza di Beckett o Ionesco, quest'altra ritrae la selva di appendini del guardaroba e magari ricorda invece i roveti dei disegni danteschi di Botticelli. Verso la fine mi sono sempre più montato la testa e sono diventato ancor più artistico: ho fotografato la tenda di entrata con un'immagine ravvicinata che vuole ispirarsi alla fotografia concettuale ed a quella materica; l'estintore, sullo sfondo del quale si scorgono i tecnici che montano la scenografia de "Il tempo sospeso del volo"; un segnale (questa l'ho intitolata "per di là" perché la freccia sembra indicare una meta al disorientato visitatore, ma anche "perdila" perché se la freccia indica una via sbagliata il visitatore perde la tramontana); il contenitore delle contromarche (ne abbiamo perse 35 su 170. Ricorda i contenitori per dadi o cartoncini di certi giochi di società dove da piccolo stracciavo sempre mio fratello. Adesso lui fa il ricercatore ad Harvard ed io la maschera, ma questo è secondario). E la foto finale è questa maschera che cammina su grata dell'aria condizionata facendosi una foto. Va bè, così. Buonanotte a tutti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La foto della tenda è arte allo stato puro...quella dell'estintore e del tempo sospeso ..beh, per quanto del concetto se ne sia abusato troppo, è certamente degna di attenzione.