In questi giorni sto finalmente leggendo dei libri carini (di quando in quando mi piace usare il termine "carino", non più di quattro volte per riga però). Sono ben tre: "Racconto d'inverno" di W.Shakespeare, "Sogno di una notte di mezza estate" sempre di Shaky e "La boheme", libretto operistico di Giacosa e Illica. So che non ha molto senso leggerne tre contemporaneamente, ma visto che non sono come quei libroni di Ken Follett o Wilbur Smith che divori in tre sere ma libricini in battute teatrali dal sapore più delicato, mi piace leggerne una scena (frazione di atto) per volta saltando da uno all'altro. Sì, ok, ma cosa ce ne frega a noi?, vi starete domandando voi o migliaia di miei lettori. Sì, in effetti avete ragione, ma in questo periodo non so bene cosa scrivere e poi mi andava di ganassarmi un po' dicendo che leggo Shakespeare e Puccini. La Boheme la sto leggendo in un file pdf su internet. Leggere su schermo è certo molto più scomodo che leggere un libro di carta sul divano o in giardino o in riva ad un laghetto (l'altro giorno ho portato con me Racconto d'inverno sul lago delle nutrie sperando che passasse una sexy guardiacaccia e ne rimanesse affascinata ma sono arrivati solo due pescatori di mezza età sull'altra riva), però insomma leggere su computer significa risparmiare 200 pagine di carta e quindi salvare un pezzetto di albero. Naturalmente questa è una delle cose delle quali gli ecologisti italiani fanno finta di non accorgersi perché una battaglia in tal senso andrebbe contro quella vasta popolazione di scrittori e saggisti che appartengono in maggior parte alla loro stessa sponda politica e che utilizzano centinaia o migliaia di chili di carta per libri non di rado inutili (questa può sembrare un'affermazione gratuita, ma io credo davvero che buona parte della produzione letteraria aggiunga ben poco alla vita del lettore e non valga il sacrificio della cellulosa impiegata per la pubblicazione). Va bè, insomma, così; una filippica populista ci sta sempre bene alla fine di un post.
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