7 settembre 2007

C'era una volta il rugby


Visto che non sapevo cosa scrivere e che stasera iniziano i Mondiali di rugby ho deciso di postare questa vecchia storiellina...
Nel 1815 la piccola Mary Sue, una povera bimba orfana di madre e con il padre ubriacone, chiese a Dio di aiutarla. Era molto triste, il prosciuttificio di famiglia stava andando in bancarotta ed il suo babbo, disperato, aveva iniziato a bere ed a fare a botte. Così, una sera, alla luce tremolante di un lumino dove bruciava quel poco di grasso di porco che si riusciva a ricavare dai gracili maiali di famiglia, Mary Sue si ingonocchiò ai piedi del suo umile letto riempito con ghiande e foglie di quercia ed implorò il Signore: "Dio benevolentissimo ed aulentissimo, la fabbrica di carne di maiale di mio papà lavora pochissimo perché i nostri maiali non hanno niente da mangiare ma solo da bere e nessuno vuole i nostri prosciutti striminziti; mio papà bighellona tutto il giorno, si ubriaca, si infila in ogni zuffa rotolandosi nella melma e nelle pozzanghere, torna a casa alterato dai fumi dell'alcool e per di più mostra una insana attrazione verso i suoi compagni di sbornie. Puoi Tu nella Tua infinità bontà risolvere i suoi problemi e ridare serenità alla mia famiglia?". Dio, asciugandosi una lacrima con furtiva mano, promise di sì, e si mise al lavoro. "Dunque", pensò Dio: "devo creare qualcosa che permetta a quel povero padre di famiglia di guadagnare e che gli consenta di godersi tutte le sue passioni: rotolare nel fango come un suino, fare a botte con quindici persone alla volta, infilare la testa fra le chiappe dei suoi amici, bere come un canterano, mangiare come un orso bruno e sentirsi perfino superiore a tutti quelli che non si comportano in questa maniera. Cosa diamine potrò mai inventare? Ma sì, caspita, ho trovato! Creerò il rugby!". Così Iddio, colmo di rinnovato entusiasmo anche perché il giorno prima aveva creato il Petolo e non è che gli fosse venuto molto bene, chiamò subito uno dei suoi figli per portare a compimento la faccenda: "Gesù, vieni qua che c'è da fare una cosa sulla Terra!" "Ah no", disse Gesù che era molto fiaccone e se ne stava stravaccato sul divano a guardare Six Feet Under: "io ci sono già stato l'ultima volta, ricordi? Mandaci lui piuttosto, che non fa mai niente!", aggiunse indicando Guglielmo Elias, il più tonto dei suoi fratelli. Elias, al quale nessuno dava mai corda e che aveva per amico solo il figlio occhialuto di una piccola divinità buddista, fu molto felice di poter compiere una commissione per il Padre, che lui venerava quasi come un Dio: "dove devo andare, o Padre?" "Secondo te dove devi andare, asinaccio, se il gioco che ho inventato si chiama rugby? A Rugby, no?" ("mamma mia che figlio zuccone e tontolone che ho! Tanto meglio, così nessuno lo distinguerà dagli altri rugbisti", pensò Dio sfregandosi le mani). Guglielmo Elias scese così sulla terra, adottò il nome di William Ellis, andò all'università di Rugby, prese il pallone in mano, corse fra i pali ed inventò il rugby, proprio come gli aveva insegnato suo Padre. Allora tutti corsero a comprare i maiali del papà di Mary Sue, che non potevano far altro che bere tutto il giorno e perciò avevano delle vesciche gonfie gonfie proprio adatte a farci dei palloni ovali. Il padre di Mary Sue non solo iniziò a guadagnare bene ma si mise anche a giocare al nuovo gioco e presto trovò l'amore con un seconda linea educato e sensibile che aveva conosciuto durante una ruck. Tutto risolto felicemente? Quasi, poiché purtroppo Dio non si era spiegato perfettamente, anche perché quando in testa si hanno tutti i pensieri passati, presenti, futuri, possibili ed impossibili è difficile distinguerli nitidamente l'uno dall'altro. Così Webb Ellis fece un po' di casino ed inventò anche i trequarti, che da 170 anni partecipano ad ogni singola partita che Dio mette in terra senza che nessuno abbia ancora capito a cosa servano.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ottimo! finalmente abbiamo accertato la verità sulla nascita del rugby. e come tutte le leggen... òps, volevo dire tutte le STORIE del e sul rugby, è bellissima. naturalmente uscirà subito qualcuno a dire che non è vero niente, solo fantasie del blogger, eccetera. i rugbisti sanno che invece è tutto vero. per quanto riguarda i tre quarti, penso che tutti gli 'avanti' sappiano benissimo a cosa servono: a perdere i palloni che loro conquistano così faticosamente in mischia!
ciao (a tutti)
m.map
(p.s.. ho giocato poco, ma ho giocato a rugby anch'io. tre-quarti-ala…)

Paco ha detto...

ciao m.map.,anch'io ho giocato poco e naturalmente ero mediano di mischia visto che ero alto un terzo dei miei compagni; l'accenno finale all'inutilità dei trequarti era solo per far credere agli avanti che essi siano importanti nell'economia del gioco, mentre noi sappiamo benissimo che quel che conta nel rugby sono i trequarti e, in misura molto maggiore, i mediani... :o)

Anonimo ha detto...

be', ovvio che se parliamo seriamente di rugby, sappiamo perfettamente che le squadre si compongono di quindici giocatori. ibanez (fra) ha detto: - senza gli altri non sei niente.
ma è bello che i tre quarti possano dire agli avanti che sono degli stupidi panzoni e che gli avanti possano dire che il ruolo dei tre quarti è fare il filo alle ragazze nella prima fila delle gradinate…
ciao e buon rugby a tutti
m.map

Anonimo ha detto...

OMMIODIO...
"Nessuno mi aveva citato prima d'ora"
...
prima di svenire...
bellissima storia Paco.