4 settembre 2007

Il fantasma del Valli


Ieri pomeriggio è più o meno iniziata la nuova stagione teatrale. L'occasione è stata un convegno di Yxyxyxyy durante il quale ho visto dal vivo Massimo Giletti e Maurizio Costanzo (definito da un presente "il marito della De Filippi", una specie di ignominiosa pietra tombale sullo sceneggiatore di "Una giornata particolare") e grazie al quale ho anche scoperto che il trend della moda 2007/08 sarà il ciuffo gellato con camicia rosa su pelle abbronzata (il trionfo del minimal-sober insomma). Va bè, insomma; comunque il convegno era ospitato dal Teatro Valli -il più importante teatro di Reggio- e così ne ho approfittato per fare delle foto qua e là, grazie anche al fatto che la capomaschera più in gamba nella storia dei teatri d'Italia mi ha fatto visitare alcuni ambienti nascosti. Il Valli è un pochino troppo sfarzoso per i miei gusti, esteticamente lo reputo inferiore all'Ariosto ed alla Cavallerizza: il suo fascino deriva dalla sua grandezza labirintesca e soprattutto dall'atmosfera degli ambienti non accessibili al pubblico, quelli dove velluto rosso e stucchi dorati non sono riusciti ad intaccare il regno del legno. E' lì che si respira più fortemente un'atmosfera da "Fantasma dell'Opera", con anfratti bui, luce che filtra tra graticci, vecchi pianoforti polverosi e vertiginose scale a chiocciole in quercia. Naturalmente ho fatto un sacco di foto, anche se non sono riuscito a toccare gli inarrivabili vertici artistici che raggiunsi con quelle in Cavallerizza. Eccole qua: la mia preferita forse è questa che ho chiamato "In the mood for rain", perché ricorda molto gli ambienti e le luci del film "In the mood for love" ed i due portaombrelli innamorati sembrano Cheung e Leung, i due protagonisti che rimangono vicini ma senza toccarsi perché entrambi sposati (e alla fine il portaombrelli va a sussurrare quel che non ha potuto dire alla portaombrella nel pertugio dove si infilano le chiavi per la portineria). Questa invece è la scalinata tortuosa che porta al bagno degli uomini, una foto che con ardita tecnica ho realizzato mettendo un dito davanti al flash prima che la mia capomaschera mi spiegasse pazientemente che esiste anche un comando apposito per escluderlo. Le altre sono meno belle, ma del resto si sa che la mia specialità sono le rotoballe e che non mi trovo a mio agio nell'immortalare ambienti chiusi: ecco qua il guardaroba, la porta sulla terrazza ovest, il porticato davanti, i giardini, la vicina Chiesa di San Francesco, il soffitto e una finestra con il solito effetto notte reso possibile dalla qualità bassina della mia macchina fotografica. Poi ne ho fatte altre due ispirate a due pittori: questa l'ho intitotalata con un impulso quasi sovrarrazionale di fantasia "Parquet" e voleva rifarsi ai quadri di Caillebotte sui raschiatori di parquet; quest'altra invece ritrae la sala prove del coro e mi pare che in alcuni aspetti (l'importanza della luce, la finestra come fonte luminosa e le gocce di luce/colore sugli spigoli dei braccioli delle potrone) ricordi un po' Vermeer.
Le altre maschere erano: Annalisa A. e Nicola.

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