9 luglio 2010

Un uomo oscuro


Ho letto "Un uomo oscuro", un racconto di Marguerite Yourcenar (che, ho scoperto, si chiamava in realtà Marguerite de Crayencour). Il racconto, scritto nell'estate 1980, è molto bello, secondo me ancor più di Opera al nero, che preferisco a Memorie di Adriano. Non è sicuramente la cosa più importante del testo, ma c'è un passo all'interno del racconto che mi ha fatto piacere leggere perchè mi sono trovato d'accordo con quanto in esso si sostiene. Scrive Marguerite, attraverso il pensiero del protagonista Nathaniel che assiste da cameriere ai concerti di musica da camera nella villa di Van Herzog: "La gente senza il minimo imbarazzo sostituiva a quei suoni melodiosi sussurri e risatine. Peggio ancora: alla fine di ogni sonata scoppiavano gli applausi, scaturiti così immediatamente che si sarebbe detto che ognuno aspettasse solo quel momento per fare, a sua volta, rumore. Un orribile battere di mani, che faceva fiorire un sorriso sul volto dei musicisti e li piegava in due in un saluto soddisfatto, seguiva, come una sommossa, a un ultimo accordo dolce come una riconciliazione". Anche a me, probabilmente l'avevo già detto, spesso non piacciono gli applausi alla fine di una rappresentazione teatrale. Quando termina una recita drammatica, quando finisce un movimento d'archi commovente, quando si conclude un balletto colmo di poesia forse sarebbe meglio starsene in silenzio ed andarsene pian piano dal teatro parlando a bassa voce con i propri amici. Invece ecco ogni volta il rito degli applausi, con un muro di battimani che scatta appena si capisce che lo spettacolo è finito, le luci che si accendono a pieno regime e gli attori che escono e rientrano in scena più volte, magari correndo. Mi sembra sbagliato, anche se capisco l'enorme piacere che devono provare gli artisti a sentire l'approvazione del pubblico ed il piacere del pubblico a far sentire la propria approvazione. Però è una cesura troppo netta rispetto a quanto appena espresso sul palcoscenico, è qualcosa che spazza via tutto. E' come dire: "abbiamo provato delle belle emozioni fino ad un secondo fa, ecco qua allora il nostro ringraziamento". Ma quelle emozioni potevano riverberare ancora un po' senza quel battimani collettivo. Non so, poi magari mi sbaglio ed uno spettacolo senza applausi finali sarebbe meno bello o coinvolgente.
Comunque tante persone volevano sapere la classifica dei miei personaggi femminili preferiti tra quelli dei quali si invaghisce Nathaniel. Ecco qua: 1 Saray, 2 Janet, 3 Madeleine, 4 Foy.

1 luglio 2010

Vampiri


In questi giorni mi sono fatto una cultura vampiresca. Le storie di vampiri non mi sono mai piaciute però ho finito per vedere per la prima volta "Nosferatu" di Murnau (1922) e "Dracula" di Tod Browning (1931), per la seconda volta "Per favore non mordermi sul collo" di Polanski (1968) e per leggere per la prima volta il romanzo "Dracula" di Bram Stoker (1898). Il film di Polanski l'avevo già visto da bambino e mi aveva lasciato un bel ricordo. Roman Polanski mi è sempre stato un po' antipatico (non so perchè), ma è davvero un bravo regista. Ho scoperto che è stato lui a girare da giovane "Il coltello nell'acqua", un film francese in bianco e nero amaro ma molto bello. E ho anche imparato la tragica storia di Polanski e di sua moglie Sharon Tate, che nel film è Mina (foto in alto) e che nella vita fu uccisa dai dei balordi all'ottavo mese di gravidanza, nel 1969.
Del libro "Dracula" non ho apprezzato lo stile epistolare, un po' forzato in molti momenti. Dal punto di vista narrativo la parte più appassionante è forse la caccia finale al conte. Nei film e nel libro risulta anche un po' difficile da accettare l'atteggiamento inverosimile dei protagonisti in alcuni frangenti. Dracula ogni sera va a succhiare il sangue e l'anima prima a Lucy e poi a Mina e ogni sera gli uomini della casa accorrono disperati a prestare cure alle sventurate; e poi la notte dopo le lasciano di nuovo sole per dedicarsi a quisquilie dicendo "oh, speriamo che Mina dorma bene stanotte". Vai a far la guardia, semo. E' del tutto improbabile un comportamento del genere, serviva solo a Stoker per creare altre scene ad effetto.
Boh, così, non so cos'altro dire. Di tutte le parodie (da "Fracchia contro Dracula" allo sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo) le mie preferite sono forse il film di Polanski e anche The Rocky Horror Picture Show, che credo sia parzialmente ispirato alla leggenda di Dracula.

25 giugno 2010

Piccoli fuochi


In questi giorni ho fatto un piccolo corso da pompiere nella caserma della Canalina. Era la seconda volta che ci andavo; la prima volta, all'inizio delle elementari, ci avevano fatto vedere i vigili che salivano con le autoscale sulla torre in fiamme. Il corso era diviso in una parte teorica ed in una pratica. Non c'era neppure l'esame, quindi come mio solito ho cercato di mettermi in mostra quando il docente faceva delle domande alla classe. Ecco quelle alle quali ho risposto per primo: "se entriamo in una stanza dove dobbiamo spegnere un incendio ma non vediamo la sorgente delle fiamme a causa del fumo ed aprendo la finestra rischiamo di alimentare il fuoco, cosa facciamo?" e io ho detto "chiudiamo la porta ed apriamo le finestre!"; l'istruttore stava per dire "bene" ma proprio in quell'istante la Slovacchia ha segnato il terzo gol e grida di dolore provenienti dalla saletta tv hanno fatto dimenticare il mio intervento. Poi ho risposto giusto a questa: "perchè in un edificio troviamo gli estintori numerati in via regressiva, tipo dal 20 all'1, invece che progressiva, dall'1 al 20?" e io ho detto "così sappiamo già quanti ce ne sono". Oggi alle prove pratiche sono stato ancora più toghissimo: quando ho spento l'incendio con l'estintore a CO2 il viglie che mi guidava mi ha detto "bravo, bello spegnimento", però non so se lo ha detto a tutti. E quando ho srotolato la manichetta (è un tubo per l'acqua arrotolato come una liquerizia haribo) l'altro vigile mi ha detto "ottimo srotolamento!" e quando l'ho riarrotolata la Simona mi ha detto "come l'hai fatta bene!". Perciò almeno per oggi sono abbastanza orgoglioso di me.

15 giugno 2010

I tre giorni del Condor


Uno dei film che guardo sempre volentieri è "I tre giorni del Condor", diretto da Sidney Pollack e recitato da Robert Redford e Faye Dunaway. Quando ero piccolo Faye Dunaway mi era antipatica, ma invece è molto brava e molto carina. "I tre giorni del Condor", tratto dal libro "I sei giorni del Condor", è uno di quei film degli anni '70 dove compariva un'America più riflessiva, più europea e forse per noi più comprensibile. La storia tra l'agente della CIA Robert Redford e la fotografa Faye Dunaway è una delle mie preferite non solo tra quelle ambientate a New York (dietro ad Harry e Sally e davanti a King Kong e Jessica Lange ed a tante altre che adesso non mi vengono in mente) ma anche in assoluto tra quelle cinematografiche. Il mio eroe nel film da piccolo era Redford, però a rivederlo adesso forse appare appena un pochino eccessivo nella parte dell'uomo onesto e responsabile e forse la più brava risulta proprio la Dunaway. Qui potete rivedere tutto il film, a segmenti: www.youtube.com/watch?v=BlvUlqHY72Q

5 giugno 2010

Addio o miei polpacci


Quando vado in bici mi piace fare dei tratti camminando, anche perchè ormai a pedalare vado sempre più piano. Hanno fatto delle piste ciclabili molto belle; dopo aver costruito una bretella stradale in mezzo ai campi verso le colline, hanno tracciato ai lati due sentieri per ciclisti e pedoni. Un po' perchè le conoscono ancora in pochi e un po' perchè non portano da nessuna parte, quelle piste sono quasi sempre deserte. Oggi ho camminato per cinque chilometri senza incontrare nessuno.
Questo è l'inizio del sentiero, in lontananza si vede il primo dei tre ponticelli che lo scavalcano. Tra il sentiero e la strada asfaltata c'è una barriera di terra che permette di sentirsi isolati; è bello ascoltare passare le macchine a tre metri di distanza e vedere dei cartelli stradali che sembrano sospesi nel nulla; è un po' l'effetto che si prova in autogrill. Questo è uno dei tanti campi di grano che si incontrano. Questo è un cippo votivo dedicato ad Andrea Pazienza (così ho deciso), un disegnatore di fumetti. Questo è il secondo cavalcavia. E' bello anche passarci sotto: dopo tanto sole scottante ci si immerge per dieci metri nell'ombra. Poi è anche piacevole bere a queste fontanelle improvvisate, utilizzate penso dagli stradini (sapete cosa dice una cartomante ad un giovane che poi finirà a lavorare all'Anas? "Lei farà molta strada!"). Un secondo dopo aver fatto questa foto ho fatto un passo avanti per andare a bere e mi sono sentito cadere qualcosa dall'alto sulla spalla. Era una biscia! E' caduta dal ponte che si trova proprio lì sopra. Ho avuto paura per i successivi centotrentuno minuti. Questi sono dei fiori sulla barriera di terra. E questi sono i miei calzini neri da ciclista; all'altezza di Puianello ho incrociato Christian Dior e lui quando li ha visti è svenuto con la faccia sull'asfalto per il disgusto. Questa è la montagnola di Albinea, sacra agli aborigeni; loro credevano che essa avesse poteri magici e conferivano il titolo di "grande sborone" (una sorta di semidio) a chiunque impiegasse meno di 5'13" ad arrivare in cima.