Di solito per sedurre le ragazze dico che abito alla Baragalla, ma più precisamente il quartierino nel quale vivo porta il nome di "Nebbiara", perchè qui tanto tempo fa (nel '600, credo) un gruppone di mercenari teutonici diretti a Reggio per depredarla venne avvolto da una fittissima nebbia che fece loro perdere il senso dell'orientamento allontanandoli dalla città. I reggiani, riconoscenti, eressero un tempietto votivo e diedero un nome a questo posto, che allora doveva essere proprio una landa anonima: lo battezzarono Nebbiara, appunto. Beh, so che non c'entra niente ma così come quasi nessuno conosce questa storiella quasi nessuno più ormai ricorda, purtroppo, le gesta di Michaela Marzola, la mia sciatrice preferita. Michaela era sorella di Ivan, discesista azzurro, e tutti e due andavano forte soprattutto in supergigante, una specialità che ai loro tempi era appena nata. La Marzola, che ora ha 42 anni e si è ritirata quando ne aveva 25, non era fortissima; aveva qualche lacuna tecnica ed era leggerina fisicamente, ma questo non le impediva di essere la più brava azzurra della velocità in un periodo nel quale le italiane (a parte un pochino Katia Delago) giacevano nell'ombra di Austria, Svizzera e Germania. Era la metà degli anni '80, in edicola c'era Nevesport, la coppa del mondo iniziava in agosto con le discese di Las Lenas e il lunedì mattina dopo le gare più belle tagliavo gli articoli del Corriere della Sera. Erano bei tempi. Una domenica mattina di gennaio guardavo una gara maschile (quelle femminili di velocità di solito la Rai non le faceva vedere) quando ad un certo punto il telecronista disse, senza neanche troppa enfasi, "intanto da Megeve giunge notizia che Michaela Marzola è in testa al supergigante femminile". Michaela era scesa con il pettorale numero 30, perchè c'erano ventinove ragazze teoricamente più forti di lei; però una nebbiona aveva invaso la pista costringendo alla cautela le più brave e si era sollevata per qualche minuto prorpio mentre partiva Miki. Nessuno la superò più e la Marzola vinse la sua prima ed ultima gara di Coppa del Mondo (ma poi arrivò anche settima alle Olimpiadi di Calgary) davanti alle teutoniche Kirchner ed Haecker, che secondo me erano discendenti di quei mercenari transitati per il mio quartiere. Così; speravo di trovare un nesso significativo tra le due vicende prima di finire di scrivere la storia ma non me ne è venuto in mente nessuno. Però entrambe le volte la nebbia ha fatto vincere quelli per i quali tifavo. Il titolo completo dell'articolo del Corriere dice: "Il trionfo di una piccola Italia che scia e che pedala", perchè quel giorno un azzurro vinse i mondiali dilettanti di ciclocross togliendo un pò di spazio a Michaela sui giornali.
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4 commenti:
Ma è come la storia di Modena! Nel 452 Attila, il "Flagello di Dio", disceso in Italia dal Veneto, si apprestava a mettere a ferro e fuoco anche Modena: i modenesi fecero ricorso a san Geminiano che invocò l'aiuto di Dio e fece scendere la nebbia sulla città: Attila non riuscì ad individuarla e proseguì verso Sud (fonte: Wikipedia).
In fin dei conti.. la nebbia non è così brutta come la si dipinge. E la storia di Michaela è bellissima..
...eri tu quell'azzurro? confessa!!
per me era giovannetti
ma...che fine fece il mio commento? *uu
anche secondo me l'azzurro del ciclocross era Paco, che però non lo dice perchè ha paura che il MikiMarzola fan club gli confischi la tessera.
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