2 maggio 2010

A caval ospitato non si guarda in boccascena


Quando vedo che con una ragazza non va tanto bene le racconto la storia dei cavalli e dei teatri di Reggio e quasi sempre finiamo per fare sesso. La storia dei teatri reggiani sembra essere un po' legata a quella dei cavalli.
Nel 1851 il Teatro della Cittadella di Reggio Emilia venne quasi distrutto da un incendio; mancava poco alla grande fiera annuale, per la quale era tradizione mandare in scena spettacoli di intrattenimento, e si pensò allora di erigere un teatro temporaneo nel maneggio dei cavalli della adiacente cittadella militare, dalla quale il teatro arso prendeva il nome. L'idea venne però accantonata.
Nel 1857, in attesa che il teatro della Cittadella fosse ricostruito, si edificò a 200 metri di distanza un teatro ancora più grande che successivamente prese il nome di Teatro Municipale; si narra (cfr. A.Melacarne, 2009) che durante le serate di spettacolo al Municipale i nobili ed i signori più abbienti lasciassero i loro cavalli o addirittura intere carrozze nei sotterranei del teatro per preservarli dalla pioggia, come in una specie di garage.
Nel 1878 finalmente si riuscì a costruire un nuovo edificio anche sui ruderi del teatro della Cittadella; la costruzione prese il nome di Politeama Ariosto. Fino agli anni '20 del novecento all'Ariosto andavano in scena anche spettacoli equestri ed i cavalli che si dovevano esibire venivano ospitati nottetempo sotto il palcoscenico.
Nel 1985 circa è nato un nuovo teatro; il suo nome è Zavattini ma è popolarmente noto come Teatro Cavallerizza perchè l'edificio nacque nel 1887 come maneggio coperto per gli equini dell'esercito, che dopo l'eliminazione della Cittadella militare si era trasferito nelle vicine strutture del Foro Boario. Insomma, in tutti i tre teatri principali della mia città ed in un ipotizzato quarto hanno pernottato per qualche tempo dei cavalli.

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