Anche se l'Unesco ha rifiutato la mia richiesta di sovvenzione sto continuando a cercare materiale per la mia storia delle maschere in otto tomi. Ieri l'altro ho scoperto perchè le maschere si chiamano così: vergogna delle vergogne, la spiegazione trovata su internet era scritta da una mia ex collega, che era arrivata alla risposta ben prima di me e senza tanto impegno. Pare che le maschere si chiamino così perchè nell'antichità (quando?) portavano una maschera per essere più impersonali e forse anche per essere più facilmente riconoscibili da chi aveva bisogno del loro aiuto. Insomma, forse la maschera aveva la funzione svolta ora dalla divisa.
Ho trovato un quadro intitolato "Le maschere" (Les ouvreuses, 1890 ca.) di un impressionista minore, Jean Beraud. Secondo me ha alcune cose in comune con "New York Theater" (alias "The usherette", 1939) di Edward Hopper. Forse il pittore americano si è ispirato all'opera del collega francese. Non so se Hopper conoscesse Beraud, su google non c'è nessun risultato che li accomuna. Però l'ipotesi di una parentela tra i due quadri non sembra forzata. Entrambe le figure principali dei due dipinti sono maschere donne, assorte nei propri pensieri, un po' tristi, forse un po' rassegnate (soprattutto la francese); entrambe sono di profilo, rivolte verso la sinistra di chi guarda il quadro; entrambe con la testa leggermente piegata verso il basso. Davanti ad esse, sulla sinistra dei dipinti, gli spettatori dei theatre/theater: nel quadro francese la serie di palchi dalle porte chiuse, nel quadro americano la sala buia dove stanno proiettando un film in bianco e nero. L'uscio che chiude sullo sfondo il dipinto di Beraud (una porta? una tenda? non si capisce bene) è rosso e verticalmente sottile come l'apertura delle scale dietro l'usherette newyorchese, socchiusa appunto da tende di quel colore. In entrambi i quadri compaiono delle lampade da muro, ma forse questo non è significativo. Hopper fece molti disegni preparatori per la sua opera. Nelle prime versioni, a rafforzare l'ipotesi di un legame tra i due dipinti, la maschera era più anziana, come quella di Beraud; ad indebolire l'ipotesi, l'apertura delle scale era molto più larga.
Ho trovato un quadro intitolato "Le maschere" (Les ouvreuses, 1890 ca.) di un impressionista minore, Jean Beraud. Secondo me ha alcune cose in comune con "New York Theater" (alias "The usherette", 1939) di Edward Hopper. Forse il pittore americano si è ispirato all'opera del collega francese. Non so se Hopper conoscesse Beraud, su google non c'è nessun risultato che li accomuna. Però l'ipotesi di una parentela tra i due quadri non sembra forzata. Entrambe le figure principali dei due dipinti sono maschere donne, assorte nei propri pensieri, un po' tristi, forse un po' rassegnate (soprattutto la francese); entrambe sono di profilo, rivolte verso la sinistra di chi guarda il quadro; entrambe con la testa leggermente piegata verso il basso. Davanti ad esse, sulla sinistra dei dipinti, gli spettatori dei theatre/theater: nel quadro francese la serie di palchi dalle porte chiuse, nel quadro americano la sala buia dove stanno proiettando un film in bianco e nero. L'uscio che chiude sullo sfondo il dipinto di Beraud (una porta? una tenda? non si capisce bene) è rosso e verticalmente sottile come l'apertura delle scale dietro l'usherette newyorchese, socchiusa appunto da tende di quel colore. In entrambi i quadri compaiono delle lampade da muro, ma forse questo non è significativo. Hopper fece molti disegni preparatori per la sua opera. Nelle prime versioni, a rafforzare l'ipotesi di un legame tra i due dipinti, la maschera era più anziana, come quella di Beraud; ad indebolire l'ipotesi, l'apertura delle scale era molto più larga.
Il soffitto sulla sinistra del quadro di Hopper può ricordare (ma forse mi suggestiono da solo) il soffitto del corridoio di Beraud; entrambi sono in una prospettiva che li rende trapezoidali, uno è illuminato dal riflesso delle lampade, l'altro direttamente da tre lampade. Cosa significativa, Hopper inserisce raramente il soffitto nei suoi dipinti, di solito lo taglia dall'inquadratura: qui l'ha lasciato, come se stesse ripetendo la struttura del quadro al quale si stava ispirando. Ultima cosetta: sia la maschera hopperiana sia la seconda maschera di Beraud sostano sotto una lampada a muro.