Spesso, mentre facciamo sesso, le ragazze mi chiedono cosa ne penso della Svizzera. Io abbozzo riposte di circostanza, ma poi rimango come attonito a pensare dentro di me. In effetti i miei rapporti con la confederazione elvetica sono un po' ambigui. Pur rimanendo distante dal mio mondo, la Svizzera si è spesso introdotta in modo apparentemente casuale nella mia vita. Il primo ricordo risale a quando, da bambino, ero costretto a passare quasi tutti i pomeriggi in casa dei miei nonni: mia nonna spesso mi dava da mangiare la sguissera, che era una fetta di carne rotonda molto simile a quella degli hamburger. In italiano quel tipo di carne si chiamava proprio, non so perchè, 'svizzera'. Era una fettaccia poco saporita e poco buona, ma le mie sporadiche rimostranze non sortivano effetto perchè i miei nonni mi rispondevano sempre "tes e spast al nes", che vuol dire "taci e pulisciti il naso" e che è una risposta sempre vincente, sia che si sia in difficoltà durante una discussione con Socrate sia che un nipotino ti stia tediando con le sue lamentele culinarie. Pochi anni dopo iniziai a conoscere appena un po' meglio la Svizzera grazie alla Coppa del Mondo di sci, la mia grande maestra di vita, ma in realtà nello slalom maschile, la mia specialità preferita, non c'erano elvetici forti ed anche questo contribuì a darmi della realtà svizzera un'immagine di grigia medietà. Alla sera però guardavo Scacciapensieri, il programma di cartoni animati della televisione della Svizzera italiana, con la linea di Cavandoli e credo anche i cartoni della Warner Bros. Erano molto bravi nella tv ticinese. Qualche anno dopo capitai per caso su un documentario sugli stambecchi in romando, una lingua che non avevo mai sentito anche se mio fratello, profittando come sempre della mia ingenua innocenza, mi aveva convinto che i romandi contavano così fino a dieci (anche se i numeri, misteriosamente, erano solo otto): unci, dunci, trinci, quori, quorinci, un, franc, lè.
E uno dei miei albi preferiti di Asterix era 'Asterix in Elvezia', nel quale c'è un personaggio simpatico di nome Formagginix che secondo me qualche anno dopo venne ripreso su Topolino nella mia storia preferita in assoluto, "La spada di ghiaccio", nei panni del pavido Boz che accompagna Topolino e Pippo tra i monti innevati dell'Argaar e li lascia prima delle prove più dure, come Formagginix lasciava Asterix ed Obelix prima della salita finale verso la vetta.
Anche Reggio, la mia città, è salturaiamente ma ricorrentemente legata alla Svizzera. Qui da noi all'inizio del '900 (credo) si formò una piccola comunità elvetica, specializzata nel commercio dei dolciumi. Ancora adesso (o fino a pochi mesi fa) uno dei bar più in voga si chiama "Lo svizzero" e nel cimitero cittadino c'è un angolo dedicato a queste persone provenienti da oltre le Alpi. Anche Antonio Ligabue, il nostro massimo pittore, era nato in Svizzera da mamma originaria di lassù e da padre (forse) reggiano. E qui alla Baragalla, il mio quartiere, fu ritrovato alla fine dell' '800, sulla riva del Crostolo, un "piccolo tesoro" costituito da sei asce in bronzo ed un lingotto dello stesso metallo, risalenti al neolitico e probabilmente sotterrati come cosa preziosa da qualcuno (magari un ladro) che non riuscì più a recuperarli; le analisi hanno dimostrato che quel bronzo proveniva da vene delle montagne svizzere.
E uno dei miei albi preferiti di Asterix era 'Asterix in Elvezia', nel quale c'è un personaggio simpatico di nome Formagginix che secondo me qualche anno dopo venne ripreso su Topolino nella mia storia preferita in assoluto, "La spada di ghiaccio", nei panni del pavido Boz che accompagna Topolino e Pippo tra i monti innevati dell'Argaar e li lascia prima delle prove più dure, come Formagginix lasciava Asterix ed Obelix prima della salita finale verso la vetta.
Anche Reggio, la mia città, è salturaiamente ma ricorrentemente legata alla Svizzera. Qui da noi all'inizio del '900 (credo) si formò una piccola comunità elvetica, specializzata nel commercio dei dolciumi. Ancora adesso (o fino a pochi mesi fa) uno dei bar più in voga si chiama "Lo svizzero" e nel cimitero cittadino c'è un angolo dedicato a queste persone provenienti da oltre le Alpi. Anche Antonio Ligabue, il nostro massimo pittore, era nato in Svizzera da mamma originaria di lassù e da padre (forse) reggiano. E qui alla Baragalla, il mio quartiere, fu ritrovato alla fine dell' '800, sulla riva del Crostolo, un "piccolo tesoro" costituito da sei asce in bronzo ed un lingotto dello stesso metallo, risalenti al neolitico e probabilmente sotterrati come cosa preziosa da qualcuno (magari un ladro) che non riuscì più a recuperarli; le analisi hanno dimostrato che quel bronzo proveniva da vene delle montagne svizzere.
Insomma, la svizzera non mi è mai stata molto simpatica, perchè gli elvetici hanno questa nomea di iperprecisione e di asetticità e perchè come nazione non confina col mare e quindi non ha pesciolini che sono i miei animali preferiti; però ha spesso incrociato la mia vita e quindi insomma alla fine siamo quasi amici.