La Sala Melato, il foyer del teatro Ariosto, è uno dei mille luoghi del territorio reggiano cosparsi di polvere di storia. La sala prende nome da un busto in bronzo del 1920 che vi svetta e che raffigura Maria Melato, attrice reggiana molto amata tra gli anni ’10 e i ’30 del novecento non solo in Italia ma anche in Spagna e nelle Americhe (“quando da bambina assumevo atteggiamenti drammatici -ha ricordato di recente una signora di Buenos Aires- i miei genitori mi chiamavano Maria Melato, anche se non capivo perché…”). Il busto in bronzo fu plasmato dallo scultore reggiano Riccardo Secchi e inaugurato nella primavera 1922, alla presenza dell’attrice. Melato aveva fatto tappa a Reggio nel corso della sua tournée e sul palcoscenico dell’Ariosto interpretò in quell’occasione tre drammi: la prima sera “La Gioconda” di D’Annunzio; la seconda sera, dopo l’inaugurazione pomeridiana del busto, “La vena d’oro” di Zorzi; la terza sera, fuori programma quale ringraziamento ai reggiani, un altro dei copioni da lei più amati, “Come le foglie” di Giacosa.
Questo rapido susseguirsi di titoli non deve stupire: un secolo fa il teatro di prosa era un po’ come la tv oggidì; chi poteva si recava al proprio palco o poltrona ogni sera e pretendeva di godersi sempre qualcosa di nuovo, così come oggi ci parrebbe strano trovare lo stesso film sullo stesso canale per due serate di fila. Anche per questo motivo Melato, dotata di una memoria eccezionale e d’un amore per il teatro ancor più grande, arrivò a interpretare 245 drammi diversi nella propria carriera, secondo una recente ed eccellente ricerca (P.Giovanelli, “Maria Melato. Voci d’archivio, voci di scena”).
Nel corso della sua attività senza requie a Melato, la cui voce (oggi incredibilmente perduta: non abbiamo sue registrazioni audio) aveva il potere di cullare ed accarezzare gli spettatori, capitava di tornare di tanto in tanto in tour a Reggio e molti anni dopo quel 1922 scrisse: “ho rivisto con gioia il mio busto in bronzo nell’atrio del bel teatro Ariosto. Non è molto somigliante, ma non importa: è il mio busto, è una cosa importante per me. E ogni sera prima di uscire dal teatro vado a salutarmi molto soddisfatta”.
Il luogo ove Melato “si salutava” soddisfatta era un poco discosto dall’attuale collocazione del busto. Ce lo svela una fotografia conservata dalla biblioteca Panizzi e databile all’aprile 1948, proprio ai giorni dell’ultimo ritorno a Reggio dell’attrice; la foto, scattata in un periodo nel quale l’Ariosto fungeva anche e soprattutto da cinema, mostra il primo atrio centrale del teatro; sulla sinistra si scorge la locandina de “La vita è meravigliosa”, film con Jimmy Stewart, sulla destra il busto di Melato, affacciato sull’atrio centrale e non, come ora, sull’atrio laterale.
La stanza chiamata adesso sala Melato era infatti allora parte dell’adiacente trattoria, l’attuale Trattoria Sipario; negli anni ’80 il teatro inglobò quella sala e il busto di Maria fu arretrato nella nuova stanza, che all’attrice finì poi per essere intitolata.
Adesso nella Sala Melato il busto brilla a fianco del guardaroba, sopra a un vecchio pianoforte senza coda e tra due cornici che racchiudono rispettivamente una riproduzione della cupola del teatro e una locandina di una compagnia siciliana.
Ecco, avanziamo una proposta, senza pretese: non sarebbe bello sostituire quelle due cornici, pur così interessanti, con locandine di spettacoli di Maria, se disponibili, per rendere la sala pienamente dedicata alla più brava attrice reggiana di tutti i tempi?
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