9 maggio 2025

Le baccanti del Teatro Municipale


 Gli spettatori che varcano le grandi porte a vetro del teatro Valli, intenti come sono a salutare gli amici tra la folla, a leggere il programma di sala o a chiedere indicazioni alle impagabili maschere, raramente prestano attenzione al soffitto dell’atrio. I pochi che si concedono qualche secondo per alzare gli occhi sono ricompensati dalla visione di uno sfondo oro e blu lapislazzuli sul quale danzano dodici baccanti, le antiche adoratrici del dio Bacco, dipinte nel 1856 dal reggiano Giuseppe Ugolini. Anche quei pochi spettatori più osservatori, però, ignorano probabilmente il segreto romantico che dietro ai dipinti si cela. A tramandarlo fu un articolo del 1944, uno di quegli articoli di giornale così preziosi per conservare traccia della storia minuta dei nostri teatri, quella storia che non trova spazio nei libri e il ricordo della quale pian piano svanisce dalla memoria degli uomini. Fu pubblicato da “Il Solco Fascista”, quotidiano stampato a Reggio e dal chiaro orientamento politico. In quell’articolo il giornalista “Argo” ricordava che ancora allora, nel ’44, a tanti decenni dalla realizzazione dei dipinti, in città “si bisbiglia che Ugolini in una delle figure del soffitto del teatro abbia ritratto le fattezze della fanciulla del suo cuore, ch’era una delle nobili sorelle Cugini”. 

Insomma, Giuseppe Ugolini avrebbe dipinto di nascosto (se no perché bisbigliarlo?) nella figura di una delle dodici baccanti la ragazza della quale era innamorato. Ma in quale delle dodici? L’articolo purtroppo non lo dice. Forse se ne era già persa memoria.

Noi, trasformandoci in una via di mezzo tra il critico d’arte Daverio e l’ispettore Manetta, proviamo ad


avanzare la nostra ipotesi e indichiamo la prima baccante che si incontra entrando nell’atrio: le piccole stelle bianche sul mantello celeste (secondo la tradizione caratterizzano la Poesia), la veste rossa coperta dal manto celeste (sono i colori mariani) e la posizione centrale rispetto al percorso d’entrata alla platea inducono a pensare che questa baccante godesse da parte del suo pittore di un’attenzione speciale. Ella ha lunghi capelli neri cinti da una corona d’alloro, indossa una gonna gialla e pare intenta a pizzicare una cetra.

All’ultimo piano della biblioteca Panizzi, nella tranquilla e defilata sezione della fototeca, è conservata una fotografia in bromuro d’argento datata 1860 (il decennio, come detto, dei dipinti), avente quale didascalia “Le sorelle Cugini”; l’immagine ritrae due donne dall’espressione un po’ severa ma con le teste che si piegano in un gesto di affetto sororale. Sono le sorelle delle quali parla l’articolo del 1944? Non abbiamo dati per rispondere con certezza, ma la donna di destra, abito scuro ben allacciato al collo e sguardo più dolce rispetto alla sorella, ci pare mostrare somiglianza con la baccante dalla chioma mora che abbiamo indicato. Forse era lei l’amata di Ugolini.

Il pittore, al quale Reggio ha intitolato la piazzetta in ciottoli che si apre a metà di via Emilia Santo Stefano, nacque nel giugno 1826, perciò fra un anno cadrà il suo bicentenario. Speriamo che in tutto questo tempo sia riuscito, quaggiù o lassù, a conquistare la sua baccante Cugini.

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