23 giugno 2025

Un Govi abbandonato tra i boschi di Rontano


In mezzo al boschetto una cinta di rovi intrecciati protegge fedelmente le rovine del casino di caccia. Penetrarli non è facile, le spine si piantano nei vestiti, nei nudi avambracci e nei polpacci. Siamo a Rontano, sulle colline sopra Roteglia, laggiù il ghiaioso e assolato letto del Secchia. Fino a mezzo secolo fa Rontano era un vero paesino, ricco perfino di una scuola elementare; ora non compare neppure sulle mappe. Le poche case abitate, pur vivacizzate da un frequentato agriturismo (“San Valentino”), si snodano rare fino alla fine della strada asfaltata, che si spegne in un sentiero. A Rontano nel 1943 l’avvocato Maestri, appassionato di caccia, decise di costruire un casino con allevamento di fagiani e riserva di caccia. Il progetto e le decorazioni pittoriche furono affidati a due illustri nomi: Prospero Sorgato e Anselmo Govi, amici e compagni di caccia di Maestri.

Nell’autunno 1948 il casino ospitò anche Fausto Coppi, che aveva appena vinto il Giro dell’Emilia e che adorava andar per colline con doppietta e cartucciera. Coppi, salito a Rontano insieme al massaggiatore Cimurri e al pugile Bondavalli, riuscì ad accoppare due pernici ma nessun fagiano; si consolò con un eccellente pranzo al casino. 


La struttura conobbe però fortuna solo per due decenni: invecchiato il gruppo di amici che l’aveva creata, rimase stancamente attiva fino ai primi anni ’80, forse dopo uno o più rimaneggiamenti architettonici. Da allora giace abbandonata, inerme alle intemperie da più di quaranta inverni consecutivi. 

Ora i muri sono in rovina, tetto e soffitti crollati, dei dipinti di Govi rimane solo un frammento vandalizzato che raffigura -probabilmente- il gruppo di amici fondatori. Forse varrebbe la pena salvare almeno quello.


Sulla facciata campeggiavano in origine due grandi dipinti di Diana e Atteone, nella sala da pranzo erano scene di caccia e cacciagione, in cucina il ritratto della cuoca indaffarata tra i vapori; ma il capolavoro doveva essere la sala da bagno per gli ospiti (o "gabinetto", come dice meglio un articolo del '48), che presentava pareti popolate da pesci e sul soffitto un cielo navigato da gabbiani e visto attraverso la rifrazione dell’acqua, a riprodurre la visione da sotto il mare. Un’idea originale, quasi geniale. Di quel cielo nella mia faticosa spedizione in bici non ho trovato traccia; nessun pezzettino di blu emergeva dai mucchi di calcinacci che un tempo si ergevano a soffitto. 


A fianco della struttura rimangono una voliera desolata, una serie allineata di cucce per i cani che attendevano all'ombra i loro gozzoviglianti padroni, una nicchia con tre ugelli; è probabile che questa fosse la “Fontana di Bacco”, dalla quale spillavano come per magia vino bianco, acqua e vino rosso. Coppi, astemio, scelse l’ugello dell’acqua.


Il destino d’abbandono del casino di Rontano ricorda quello dello chalet Diana nei giardini di Reggio, anch’esso disegnato da Sorgato e anch’esso almeno nominalmente legato alla caccia, della quale Diana era dea protettrice. Lo chalet Diana fu demolito a fine anni ‘50 per far posto all’asilo omonimo. Lo chalet di Rontano è ancora lassù e forse meriterebbe di essere in qualche modo salvato. Se i rovi, suoi unici protettori da più di quarant’anni, lo permetteranno.


Dati geografici del casino: 44°30'11.2"N 10°41'19.7"E


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