23 maggio 2010

The man who walked upon the Crostolo


Ieri, mentre durante un giro in bici mi trovavo all'altezza di Puianello (tra Le Forche e Paderna, per spiegarlo a chi non è di Reggio), ho deciso di evitare il nuovo ponte sul Crostolo, che sembrava pericoloso per il traffico, e di scendere verso il greto per vedere se si riusciva a passare di lì. "Guarda che giù c'è da fare il guado" mi hanno detto due in mountain bike che stavano per superarmi umiliantemente -io ero in bici da corsa- ma che per fortuna non l'han fatto proprio perchè io ho preso la stradina che portava verso il fiume. "Eh!" ho risposto io (quando la gente in bici mi dice qualcosa non so mai cosa ribattere), e sono andato giù. Il guado in effetti era quasi un vero guado, non come in piena estate quando il torrente è asciutto. C'erano trenta o quaranta centimetri d'acqua pulita e trasparente, così ho deciso di andarci dentro, tenendo la bici sulla spalla rigonfia di muscoli. E' stato bello, l'acqua era fresca ma non fredda (non so qual'è la differenza ma fa lo stesso), era domenica mattina, c'era il sole, sopra le macchine degli automobilisti che si muovono continuamente verso non si sa dove scorrevano senza sosta sul ponte ma lì sotto non c'era nessuno. Ho camminato piano nell'acqua. Adesso le scarpe da ginnastica ci metteranno un mese e mezzo ad asciugarsi ma ne è valsa la pena.
Così. E tanto per rendere ancora più noioso questo post metto, oltre alla tabella dei miei record nell'immagine sopra, la lista dei forum internet ai quali partecipo.
http://www.rugby.it/ è un forum di rugby, il mio nickname è Ilgorgo
www.fira-aer-rugby.com/forum2007/, anche questo è un forum di rugby, il mio nick è Dick Dastardly
http://www.operafree.forumfree.it/ è un forum di opera lirica, il mio nick è Graticcia
www.fantaski.it/forum è un forum sulla Coppa del Mondo di sci, il mio nick è Hundschopf
e poi il forum delle maschere reggiane, dove il mio nick è il mio nome

16 maggio 2010

Togov


Anton Cechov è il mio scrittore russo preferito. E' difficile capire perchè sia così apprezzato; le sue opere sono grige, pessimiste e anche quando sembra che stiano per spiccare il volo si adagiano subito nel nulla. Lui diceva che la nostra vita è fatta così, di piccole cose senza importanza, che l'arte deve essere sempre sincera e che quindi deve parlare di queste cose prive di sussulti e di slanci ideali. Ieri per la prima volta ho letto l'introduzione alla raccoltina Garzanti delle sue opere teatrali, che un giorno misi in uno zaino troppo pieno assieme ad una banana e da allora è tutta increspata e pocciolenta e pesa un etto in più per tutta la polpa di banana ormai indissolubilmente penetrata nelle pagine (è la terza volta che lo racconto, ma è l'aneddoto più interessante della mia vita e quindi posso). Leggendo quella breve introduzione ho scoperto che Cechov era anche un'ottima persona ed è bello quando ti accorgi che un autore che stimi ha una personalità all'altezza delle tue aspettative. Cechov, che da giovane per celare la propria identità usava pseudonimi come "Il fratello di mio fratello" e "L'uomo senza milza", rifuggiva da qualsiasi collocazione politica ma prestò cure gratuite ai poveri (era un ottimo medico) e compì, nonostante la tisi lo perseguitasse già da anni, un lungo viaggio verso l'isola di Sachalin (sopra al Giappone) per testimoniare le condizioni di vita in quell'isola-prigione riservata ai carcerati. Il viaggio verso Sachalin fu un'odissea attraverso lande pericolose e selvagge; in mezzo alla steppa siberiana, dormendo sul plancito di una isba isolata, Cechov scrisse "o civiltà, dove sei tu?", un'invocazione che ricorda un po' il "society!" di Into the wild, anche se quello di Cechov è un anelito e quello di Vedder un atto di accusa. Probabilmente Tolstoj e gli altri scrittori impegnati non hanno mai fatto un viaggio del genere. Cechov era solo un po' fifone in campo letterario: ogni volta che presentava una sua opera diceva "ah, ma tanto fa schifo", "ah, se solo avessi potuto lavorarci di più", "oh, non fatela leggere in giro, non è un granchè"... Morì di tubercolosi a soli 44 anni, nel 1904, quando mia bisnonna era nata da pochi mesi (ma questo molti libri di testo lo omettono) e dopo aver faticosamente composto in mezzo alle crisi respiratorie "Il giardino dei ciliegi". Chissà quante altre cose avrebbe scritto se fosse vissuto tanto quanto Tolstoj. Forse adesso considereremmo "Il giardino" ed "Il gabbiano" immature prove giovanili. Boh, chissà

9 maggio 2010

Ho te, l'Emilia!

Ho iniziato a scrivere su una rivista appena nata, che parla di viaggi in Emilia Romagna. Si chiama Hotel Emilia, è diretta da una mia amica (ed ex maschera, come tutta la crema della cultura italiana) ed ha anche un sito web, http://hotelemilia.eu/. Non sarà facile costruire un pubblico di lettori. Le copertine dei numeri 0 ed 1 secondo me sono molto belle, il contenuto non l'ho ancora letto. Non si trova in edicola; ci si può solo abbonare, anche tramite il sito.

2 maggio 2010

A caval ospitato non si guarda in boccascena


Quando vedo che con una ragazza non va tanto bene le racconto la storia dei cavalli e dei teatri di Reggio e quasi sempre finiamo per fare sesso. La storia dei teatri reggiani sembra essere un po' legata a quella dei cavalli.
Nel 1851 il Teatro della Cittadella di Reggio Emilia venne quasi distrutto da un incendio; mancava poco alla grande fiera annuale, per la quale era tradizione mandare in scena spettacoli di intrattenimento, e si pensò allora di erigere un teatro temporaneo nel maneggio dei cavalli della adiacente cittadella militare, dalla quale il teatro arso prendeva il nome. L'idea venne però accantonata.
Nel 1857, in attesa che il teatro della Cittadella fosse ricostruito, si edificò a 200 metri di distanza un teatro ancora più grande che successivamente prese il nome di Teatro Municipale; si narra (cfr. A.Melacarne, 2009) che durante le serate di spettacolo al Municipale i nobili ed i signori più abbienti lasciassero i loro cavalli o addirittura intere carrozze nei sotterranei del teatro per preservarli dalla pioggia, come in una specie di garage.
Nel 1878 finalmente si riuscì a costruire un nuovo edificio anche sui ruderi del teatro della Cittadella; la costruzione prese il nome di Politeama Ariosto. Fino agli anni '20 del novecento all'Ariosto andavano in scena anche spettacoli equestri ed i cavalli che si dovevano esibire venivano ospitati nottetempo sotto il palcoscenico.
Nel 1985 circa è nato un nuovo teatro; il suo nome è Zavattini ma è popolarmente noto come Teatro Cavallerizza perchè l'edificio nacque nel 1887 come maneggio coperto per gli equini dell'esercito, che dopo l'eliminazione della Cittadella militare si era trasferito nelle vicine strutture del Foro Boario. Insomma, in tutti i tre teatri principali della mia città ed in un ipotizzato quarto hanno pernottato per qualche tempo dei cavalli.